PRIMAVERA ARABA
Primavera tardiva vola via
dal Mashreq al Maghreb alla Libia,
di gelsomini reca in seno un serto
l'alito infuocato del deserto.
Primavera Araba negata
all'idea di libertà repressa,
alla donna che l'aveva cullata,
alla democrazia soppressa.
Primavera a voce declamata
da falsi libertari improvvisati,
dal ventre del terrore vomitati
a rovesciar tiranni meno ingrati.
L'arido vento caldo del deserto
copre di sabbia i morti di Libia
e alita su bandiere insanguinate
da opposte fazioni bersagliate.
Naviga il nocchier esperto,
su lastre increspate di cobalto,
procede sobbalzando la prua incerta,
cavalcando a fatica l'onda erta.
Lampedusa, isola amica,
nelle tempeste àncora di vita,
faro di luce dopo stenti e fame,
doni al naufrago conforto e pane.
Primavera esule e negletta
da cieca tirannia ch'ora langue,
della fiera Siria il suo sangue
grida a te libertà e vendetta.
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