Noori salì sull’autobus delle 7, come faceva ogni mattina da tre anni ormai. Era ben rasato e vestito in maniera distinta: un gilè blu su camicia bianca e pantaloni eleganti. In mano la sua borsa ed il giornale appena preso all’edicola vicina alla fermata. Si recava in Ospedale al reparto di oncologia dove lavorava come medico. Durante il viaggio era solito dare un’occhiata al giornale. Una notizia su tutte catturò la sua attenzione: ‘Nuovi sbarchi di immigranti nella notte sulle coste del crotonese’. I ricordi lo assalirono, impedendogli a tratti di respirare. Si rivide bambino in Siria con sua madre, suo padre e sua sorella Raj di nove anni più piccola di lui. Guardò fuori dal finestrino ed osservò il via vai di gente frenetica in quella Roma tanto amata, ma gli mancava la sua terra, soprattutto l'infanzia con mamma, papà e Raj. All'improvviso il rumore dei bombardamenti, le urla, la paura riaffiorarono nella sua mente in modo prepotente. Ricordò il fratello di suo padre morto in un bombardamento vicino Damasco e suo padre che qualche giorno dopo diceva: "Fuggiremo con la prossima imbarcazione per il Cairo, da lì saremo imbarcati per Lampedusa. Non voglio più rischiare la vita in questa terra maledetta da Dio”. Il padre aveva dovuto pagare tanto per quel viaggio. Scacciò per un attimo quel ricordo doloroso e guardò sul giornale: se quattordici anni prima non fossero partiti, non sarebbero andati incontro alla morte. O forse sarebbero comunque morti tutti sotto i bombardamenti successivi. Nessuno poteva dire come sarebbero adesso le cose. Ma partirono con i cuori ricolmi di speranza. Lui aveva solo dodici anni, mentre sua sorella tre. Il mare però si oppose e si ribellò quella notte. Vivido in lui il ricordo delle onde che travolgevano l'imbarcazione che avrebbe dovuto dare loro la libertà. Ma l'unica libertà trovata fu la morte. Chissà come mai proprio lui era stato uno dei pochi sopravvissuti? Quante volte se lo chiese! Ricordava ancora di aver visto l'onda travolgere i suoi genitori che sparirono inghiottiti dalla furia dell'acqua. Raj stringeva la sua mano, ma un signore disse :"lasciala a me, sono più forte".
Arrivarono i soccorsi. Su 400 imbarcati solo 70 sopravvissuti. Tra i cadaveri ripescati lui riconobbe i genitori, ma non la sorella, di cui non seppe più nulla. Non poteva che essere morta.
Nel campo di accoglienza conobbe un professore universitario di Siracusa, docente a Roma. Non avevano figli, lui e sua moglie, e Noori era l’unico bambino sopravvissuto. Lo accolse in casa sua come un figlio, studiò, così si diplomò e poi si iscrisse a Medicina a Roma. Fu uno studente di grande intelligenza e si laureò con il massimo dei voti. Quanto gli mancò in quel giorno felice la sua famiglia! Grazie al professore ebbe la possibilità di fare il suo tirocinio al seguito del dottor De Bartoli, responsabile del reparto di oncologia.
L’autobus si fermò e, immerso nei suoi ricordi, non si era accorto di essere giunto a destinazione. Scese dall'autobus e raggiunse il reparto. Fu informato di un nuovo ricovero: una ragazza siriana di soli diciassette anni proveniente dal reparto di chirurgia. Era stata picchiata fino a ridurla vicina alla morte da alcuni uomini. Sembrava fosse entrata in un giro di prostituzione e sfruttamento ad opera di un gruppo di suoi connazionali. Ella aveva tentato di uscire da quella situazione e ne aveva parlato con qualcuno. Questo suscitò la loro ira ed era solo per un miracolo che era ancora viva. Da varie analisi fatte nel reparto di chirurgia era risultata anche affetta da tumore: leucemia. La ragazza prima non lo sapeva. Era in uno stadio avanzato e rischiava la morte. Stavano aspettando di fare altri esami e il parere di un altro oncologo. La sua vita era appesa ad un filo.
La storia colpì così tanto Noori che ebbe quasi un presentimento. Seguì il dottor De Bartoli durante la visita quella mattina. Quando entrarono nella stanza la ragazza dormiva. Noori la guardò, poi osservò che le mancava la falangetta del mignolo ed in quel momento ricordò che anche sua sorella Raj ne era priva in quanto se l'era troncata all'età di due anni. Coincidenza? pensò. Ma Raj aprì gli occhi ed i loro sguardi si incontrarono. Avevano un non so che di familiare. Purtroppo sua sorella aveva solo tre anni all’epoca del naufragio. Aveva sempre avuto un presentimento che fosse viva, ma era solo una sensazione.
"Raj?" non poté fare a meno di esclamare.
La ragazza lo guardò, dimostrando di non comprendere. Tornati nello studio, dopo aver finito le visite, il dottor De Bartoli gli chiese: “Conosci Zahira?”
Allora Noori gli raccontò di sua sorella e del fatto che aveva sempre voluto immaginarla ancora viva e disse anche del particolare del mignolo mancante. Il dottore rispose che potava trattarsi di una coincidenza, anche se l’età e la nazionalità erano le stesse.
Il consulto oncologico confermò quanto già il dottor De Bartoli pensava: c’era un’unica cosa da fare per tentare di salvare la vita di Zahira: il trapianto di midollo ma, poiché non si conoscevano familiari, era pressoché impossibile trovare un donatore compatibile. Noori chiese di sottoporsi al test e con grande sorpresa risultò compatibile come solo il legame tra fratelli può portare. L’intervallo fu tentato e Zahira guarì. Successivamente Noori riuscì a ricostruire quanto era accaduto alla sorella dal giorno del naufragio. Era una brutta storia di sfruttamento da parte dell’uomo che le aveva salvato la vita. Era stata venduta, portata lontana e poi riportata in Italia all’età di undici anni ed obbligata alla prostituzione.
Il destino aveva voluto, però, premiare, dopo tanto dolore, i due fratelli. Dopo la guarigione, Zahira, ovvero Raj, seguì un lungo percorso verso la sua riabilitazione e recupero.
(Questa storia è totalmente frutto di immaginazione e non ha alcuna base reale)
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