Così non sia Uta Ranke-Heinemann
A volte, come in questo caso, il sottotitolo spiega meglio del titolo: Introduzione al dubbio della fede
Dopo il suo Eunuchi per il regno dei cieli, in cui analizza il comportamento della chiesa cattolica verso la sessualità, la teologa Ranke-Heinemann prende di petto il problema della storicità dei quattro vangeli e degli Atti degli Apostoli.
L'autrice, prima donna cattolica autorizzata all'insegnamento della teologia in università, ne venne poi esclusa perché scrisse tra l'altro che la verginità di Maria è da considerare un fatto teologico e non biologico. A questo è dedicato infatti il capitolo: La madre-vergine.
Gli autori dei vangeli sono ritenuti nomi di comodo, in quanto pubblicati dal 70 al 90 d.C. e scritti sulla base di storie raccontate, questo si comprende perché la datazione dei fatti, quando esiste è chiaramente discordante.
Ad esempio sulla località di nascita di Gesù gli “evangelisti” vanno a ruota libera perché sarebbe probabilmente nato a Nazareth, per Betlemme si tratta invece di affermare la discendenza da Re Davide.
Buio completo sulla datazione!
Le date dei censimenti furono inventate a posteriori per farle coincidere con annunci biblici, comunque per questo i romani non richiedevano alcun trasferimento.
La cometa è una citazione ricorrente, avrebbe annunciato anche la nascita di Ottaviano Augusto!
Così come la strage degli innocenti è una fiaba inventata da Matteo senza alcuna traccia storica. Buona occasione per condannare Erode il Grande reo di avere regnato sotto il Protettorato romano.
Perché agli estensori dei vangeli, di origine ebraica, non interessava la realtà storica ma la continuità con i dettami biblici.
Pure Giuda è un personaggio inventato, una figura fiabesca ricalcata da Geremia e Zaccaria.
I vangeli hanno divinizzato il personaggio Gesù interpretandolo su basi teologiche, lui infatti non aveva alcuna intenzione di fondare la Chiesa
perché non intendeva essere il Messia cioè il Cristo. Si tratta di una tesi essenica, una tesi militaresca che spingeva alla cacciata dei Romani dalla terra giudaica.
Non dimentichiamo la certezza, in quel periodo, della fine dei tempi. Vedi l'Apocalisse!
Pure la sua volontà al martirio fu inventata posteriormente da Ignazio di Antiochia, un padre della chiesa.
Per Pietro e Paolo non esistono prove storiche della loro permanenza a Roma la cui Chiesa esisteva prima di Pietro e Paolo, fondata probabilmente da Lino.
Infatti gli Atti non dettagliano minimamente né la loro presenza, né il loro martirio.
Nell'ultimo capitolo, dopo l'analisi delle fiabe e delle falsificazioni, la teologa si scaglia contro l'invenzione peggiore: la necessità di arrivare alla redenzione attraverso l'esecuzione capitale, sia per Gesù che tutti i credenti.
L'assassinio per Dio, con Dio, in nome di Dio per approdare al paradiso.
Finale: Gesù è il grande sconosciuto, smarrito sotto il mastodontico edificio teologico costruito sopra di lui da chi inventò l'inferno trasformando la Buona Novella in quella cattiva.
Perché “...con la sua religione da sacrificio umano ha sostituito la parola di Gesù con una teologia da boia...”
La teologa Ranke-Einemann rivendica il diritto al dubbio, contro ogni dogmatismo, prendendo di Gesù solo la sua vita e la sua voce al netto di favole miracolistiche che ne annullano la verità.
Si tratta, com'è ormai chiaro, di un testo stimolante che ti obbliga a riflettere seriamente.
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