CORPO DI MAGREZZA ESTREMA
Quasi non jetta ombra ‘l corpo mio
quando che me ne vegno
benignamente d’humiltà vestuta
dato che per quante piàzz’incrócio
strade
gli occhi dentr’ai muri
a ‘vitar gli sguardi de’ passanti tegno
di commiserazione e attesa pregni
attesa che qualcosa si rompa
si cada
Stecchi di legno e gamb’e braccia
pur se test’a zucca non habbo
sorella mi sento a primavera
a chi spaventa uccelli per li campi
che forse fin ne lo sguardo suo
sì fiss’e vvuoto
fino una meraviglia a me
gli si porrìa carpire
Eppure vado
voglio andare
Or che senzamotìvo sentivo miapèlle raggrinzirsi
perder consistenza e forza
io svaporavo in tendini e nell’ossa
piànovituperàndo dentromé
l’aspetto mio primevo e pieno
ché così non nacqui
ma piuttosto mi ruppi
mi caddi
Monito miafigùra questo sia
allora
così ch’anch’ìo comprenda infine
lo scopo che porrìa ancora conseguire
Secche le zinne
il cuore che mi bast’appéna
e sol perché ostacolo non v’è
oltrecùi gettarlo
lo sforzo ch’ogni muscolo appanna
quando più d’un gradino incombe
lasciata che ho la strada
su per le scale che menano a miestànze
in pocacàrne l’ombra mia vestita
ancora vado e voglio andare
(tratta dalla raccolta “Monstra”,
autopubblicata nel 2014 tramite Youcanprint)
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