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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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La corrente

Narrativa

Ernest Hemingway
Via del Vento edizioni

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 14/09/2010 12:00:00

[Il volumetto è curato da Francesco Cappellini]

Questo prezioso libretto della collana “Ocra Gialla” contiene alcune prose inedite del grande scrittore dell’Illinois, scomparso nel 1961. Il primo e più lungo brano dà anche il titolo alla raccolta, segue “Incroci – un’Antologia”, sapida carrellata di personaggi nel tipico stile a cui Hemingway ci ha abituati nei suoi lavori seguenti e più maturi. In queste brevi storie troviamo già parte di quello che sarà il mondo dello scrittore, quel mondo scaturito dalla sua fantasia ma anche – e soprattutto – vissuto, come la boxe e il correr dietro alle ragazze più carine del villaggio. La corrente racconta proprio di uno scapestrato Don Giovanni che per conquistare la ragazza che ama, e per dimostrare di avere la capacità di impegnarsi in qualcosa deve diventare campione di pugilato; anche nel ritratto di Ed Paige, incontriamo questo sport, mentre la guerra fa capolino con Bob White; le solenni bevute, amate tanto dall’autore si trovano equamente sparse qua e là. In questi scritti giovanili è facile vedere la stoffa del narratore, la capacità di delineare persone e situazioni, con poche, efficaci, pennellate. La società dell’America rurale, è descritta con perizia venata da una sottile linea di ironia, che mette in mostra, impietosa, la naturale attitudine dei suoi abitanti, sempre pronti a colossali scazzottate e bevute riparatrici per non soccombere alla durezza delle loro vite, spesso piene di stenti in un territorio ancora “nuovo” quasi indomito, a contatto con i Nativi che a fatica mescolavano le loro esistenze con quelle dei colonizzatori bianchi, ma la guerra con loro era ormai lontana e l’unica cosa che restava era osservarsi con ironia, come descritto in Billy Gilbert. Tutto il mondo dell’Hemingway di là da venire racchiuso in 25 pagine che rappresentano un germoglio di quel maestoso albero che negli anni seguenti avrebbe allietato milioni di lettori, che rimane ancor oggi una lettura assai gradevole ed un modello per numerosi scrittori, spesso infatti si incontrano, leggendo, sfumature dei “colori” coi quali, a partire da queste brevi prose, Hemingway avrebbe creato i suoi immortali affreschi, fatti di vite reali, sofferenze e quei proverbiali amori vissuti in ogni angolo del pianeta.
Completano il librino una bellissima ed interessante nota al testo a cura di Francesco Cappellini ed una veloce biografia corredata da una bella foto dell’autore nel 1918.
Riporto, in conclusione, un breve estratto, secondo me molto rappresentativo dello stile giovanile di Hemingway, e che ha un gusto che spesso ho ritrovato nella lettura di altri autori degli ultimi cinquant’anni:
“Hurd cominciò a venire alla vecchia proprietà degli Amacker tutte le sere, senza dir nulla, limitandosi ad osservare tutto quel casino che lei stava combinando cercando di tirare avanti la baracca. Non è che si offriva per aiutarla a spaccar legna o altro. Stava semplicemente lì e osservava lei e il modo disperato in cui si dava da fare. Dopo esser stato lì per un bel po’ di tempo, diceva: – Sarah, faresti meglio a sposarmi. –
Così dopo un po’ lei lo sposò, e mia madre diceva sempre: – La parte tremenda della faccenda è che lui era esattamente come appare ora. –”

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