Pubblicato il 27/01/2010 23:45:01
Io ed Alejandra
Perché non abbiamo vissuto insieme Alejandra La nostra infanzia disperata che aveva balocchi Di dolore? Avremmo unito le mani del destino Sopra di noi, scambiandoci i nostri doni Di tristezza e i canti degli usignoli, nel buio, Quando non dormivamo, perché le notti erano profonde E belle senza la voce ossessionante del mondo Quando è sveglio. Alejandra, mia cara, abbiamo cominciato Allora a intrattenerci con la morte, lo stupore in gola, Un roveto di more nere nel petto. Quante volte ce ne stavamo A giacere supine sulle piastrelle fredde di marmo del balcone A contare le stelle lontanissime e poi pregavamo che Ci cadessero addosso come gocce di lacrime luminose: Oh – dicevamo - che preziosi ricami le luci, i corni oscillanti Della luna , e quante, dolci ombre! E chiamavamo una folla Di parole, che avevano la musica dei vetri che si spezzano: Ci risuonavano nell’orecchio le loro incrinature, E finalmente cullate, l’oro in bocca, le farfalle notturne Sugli occhi, ci addormentavamo sognando di essere là, Prima del mondo, prima della menzogna che lo ha generato
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