ENCOMIO SOLENNE
Nel dì dunque apparte riportato, lo pilota nostro (giovine e baldo) fendeva l’aria a volovìa svelto come frusta, in libera crociera; di voglia di pugnare era sì pieno (e con lui per certo l’apparecchio suo, s’anima ésse aùto), che quando dilontàn lontano sagome alcune ascriveva agli occhi sui di velivoli inimici e non, subbito così colà diresse il suo disìo.
Et accussì, quasi che uno lui fusse col pensiero, eccolo sine vieppiùpensàre imbrigarsi in fiera mischia, per scampar da lo periglio certo et da sicura improvvida lor fine du’ fragili alleati, già da molti marrani circondùti.
Et comme dovea parir simile a quella di bellicoso iddio la su’ faccia in quei momenti, quale a ringhio ferino l’ululare del motore, mentre scafato piroettava – ora a dare, ora a ischivar di colpi – mentre con lo rapace occhio ogni avverso cavalier mirava! Ché un degl’inimici a sorpresa subito spacciava, et altri dui con abili manovre quinci danneggiava oppur poneva a fuga ignominiosa!
Ma né grinta, né ghigno oppur fortuna recta poterno contr’al numero de’ vili: ché – da esso e non già da virtute sovverchiuto – ecco alle spalle giugnerlo alle spalle un crucco lurchio et fellone pure, che con ira manovrando di timoni e di mitraglia, uno de’ colpi l’appese in cima della schiena.
Dio sol sa come (ch’anco a lui bisogna pur pensare in simili erti passi), il nostro pria come sasso, poscia come foglia il scese: che’l biplano suo, in lucida agonia per le malferme mani del ferito sballottato, alla diobòia grappò la terra in qualche modo. Sicché lo nostro campion fu subbito soccorso. E visse (lui, almeno).
Visto, sehr gut. Si stampi.
(Tratta dalla raccolta “Poesie dell’uccidere in volo” ripubblicata nel 2015 tramite la piattaforma online “Youcanprint”, anche in formato e-book; in occasione del centenario della prima Guerra Mondiale.)
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