Io ti credevo dimenticata per sempre, o già morta;
senza vita nel ricordo della mia esistenza incerta,
senza nessun debole laccio che mi leghi a te,
e oggi vedo che, più forte che mai, sei in me.
Quale associazione psichica, quale vago suggerimento
fanno che in questo pomeriggio ritorni alla mia esistenza?
Mi ricordo come prima ti amavo, in passato,
là sotto gli alberi della campagna profumata;
ebbri di luce, d’oro e sogni, come un vino,
attraversavamo il bel paesaggio campestre;
tu allegra e sorridente, sognando i tuoi sospiri
d’amore sotto la chiara bellezza dei cieli.
Morivano i crepuscoli nei pomeriggi tranquilli
con un bagliore di gemma dentro le tue pupille,
e l’ansia di un desiderio acclamava nel tuo sguardo
profondo, come il supremo mistero del mare...
Come ti ho ricordato, dopo, da solo nella vita!
Anche se ormai senza quella forza sconosciuta
dell’emozione passata... poco a poco, lontana,
vidi mentre ti perdevi come una stella nel mattino.
Fulmine d’un astro che si nasconde nell’ombra,
parola azzurra che poi già il labbro non nomina.
Perchè nella mia vita – permanenza muta e abbandonata –
incendi oggi di nuovo la lampada spenta?...
Stavo oggi solo e muto, solo di fronte al destino.
I cieli erano diafani, limpido il mio cammino.
Niente turbava la profonda serenità dell’anima;
né inquietudine né desideri alteravano la calma
totale delle mie arterie; la pace fluiva nelle cose
vitali; in sottili correnti misteriose,
in fluenti onde di luce e di armonia
l’anima dei mondi agli esseri si univa...
Quale vibrazione dell’etere unì la nostra esistenza
così presto, in luminosa, mutua corrispondenza?
Quale essenza delle cose, che legge sconosciuta?
La pace si trovava nel mio spirito ed era nel mio cuore.
Però vibrasti al ritmo dell’eterno dentro la mia vita...
e ho tremato nel pomeriggio con umana emozione!
(El retorno inefable, Regino Pedroso, da Las canciones de ayer, traduzione di Manuel Paolino)
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