Pubblicato il 03/07/2015 16:03:41
Mi dico: e allora? Sprechi talenti a misurare l'indefinibile, voler pagare l'inestimabile. Il tuo peccato paura edenica? Certo, qualcosa già nel giardino, spostato l'albero mettono un palo - ma io credevo, non praticando, che fosse un albero e ruppi un dente mordendo un pomo - come di miele andato a male! - Da lì poi cadde, era un canino. Buco antro nero nasconde stelle, molosso bianco si finge luna - era più facile - e per la legge del contrabbasso ogni abbaiare si fa violino e inconscia notte è giorno sette. Così fu notte e non aggiornava. Poi è toccato a deserti in fila, file d'attesa con sedie scomode, ma si poteva cambiare posto fino a una fila un po'più decente - terza o quarta vestíti bene e là l'uscita per l'emergenza. C'erano anche film stereoscopici - scelta possibile di happy ending ma non si scende in banalità - e punto e a capo, altro periodo. Così io scrivo in quaderni bianchi temi ormai lunghi e non intestati, litigo solo con chi sconfina. Vanno d'accordo stelle e molossi, pali e canini, lune e giardini, si danno mani nel buco nero, cercano excipit per il finale, provano parti, scambiano ruoli. E su la luna abbaia ai cani.
And this is the end of the story.
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