Pubblicato il 26/02/2017 09:22:56
Sfogliando … Nazario Ricchi (poesie tratte da ‘Tienimi con te’ – liriche d’amore). Accademia Culturale Picena 1994)
Poeta , chiedimi, sono l’ora che lenisce il tuo dolore sfuggita alla prigionia del giorno. Di contrada in contrada ho udito il tuo canto in orizzonti dispersi. Aprimi, poeta, sono la tua ancella che ti respira accanto venuta da vuoti contorti e brumosità perenni. Sono il faro della tua finestra aperta Ai soliloqui assenti di silenzi innamorati; sono il porto dove approdano le tue dimenticate gioie con stupito fragore. Mi lego al tuo respiro con sentenza immotivata: sono io che ti voglio, anche se tu non vuoi
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Errante come un salmo castigato respiro mi giungi, perdono acquitrinoso di valle spenta. L'orologio insegue l'ora stanca il martirio del sole nell'ultima sciabolata di luce. Gemi come nebbia nel veleno che ti stinge, insegui perdute rondini bel nido chiuso dell'autunno.
Vieni, apri la porta invernale, acclimatati egoismi deponi sulla mia spalla nuda; torniamo alla roccia dimenticata con sorgenti di obliqui pendii e aurore di soli nascenti.
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Domani sarà ancora oggi, se il mio debole sole non sale ai castelli scolpiti nelle arie servili. I morti giorni di agosto bruciano nei cimiteri che ci sotterrano; in nubi tormentate giochi delirano fino all'estremo ancorato addio.
Troppa neve è caduta nei tremori estivi; duoli più di prima, immagine che rassereni nel mito inventato in alcioni.
Le chiuse porte di corrugati orizzonti nelle afe malsane della vita sfiniscono: domani mi ferirà una nuova spada nel rinnovato duello delle vuote attese.
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Oltre le sponde degli addii emergi, giorno opalescente che innamori. Esiti in un tralcio di sole e appendi a obelischi d'oro invertebrate aurore. Viviamo in chiarori incerti e assonnate emozioni; passapiù vicina la muta sera negli infranti silenzi. Domani cercherò la mia stella polare nei rivoli di cielo che gonfiano azzurri depredati di arie passeggere;
nello sguardo assente dell'oggi un embolo di gioia mi trattiene.
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Notte intatta di tremori, aperta e chiusa in solitarie stanze. Inimitabile canto ha l'ora che riscopre disabitati albori e ghiacci lunari. Ubriacature di noia, porte di anni che s'aprono, tempo perduto che torni da lontananze ignote e pudichi ascolti. Ti appartengo, canto che sconfini Da recinti incustoditi; solitarie attese In mormoriii di brezze fiumano Nel cielo invasato. Non potrò Mai dire ciò che il chuore non dice: niente è più vicino della lontananza in quest’ora che veste un ricordo nudo.
Nazario Ricchi, poeta, pittore e scultore di Colli del Tronto (AP)www.nazarioricchi.it
«..è un cantore singolare del sentimento, di visioni oniriche, pittoricità di dire e estasi poetica, (…) un artista a tutto tondo, senza incertezze, la sua vita è totalmente dedicata all’arte: una strada intrapresa negli anni dell’adolescenza per naturale vocazione che, ha comportato dolorose rinunce volute e accettate in nome dell’arte.» (Dolores Manini)
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