GLI INNOMINATI
[...]
Quel male era necessario allora
a comprendere, a rivelare
il mondo, a difendersi,
Quel male era un diritto alla vita
additare una patria in quel giardino
seppure pagana era un diritto
quando punita dal lutto
insaccata nel dolore lancinante
tenevo in mano l’impulso alla casa
come scorza folta a saziare il timore
da cui iniziare a ripulire il sole.
Bruciavo in quel tragitto d’assenza
raccoglievo il mio passato a bassa frequenza.
Nella stanchezza di quel suono argenteo
cercavo riposo e pace nella casa del legittimo demonio
ricordo in dono un mare in pergamena di sole
lo conservai in festosa conchiglia.
Adorazione, passiva persecuzione, forse vitale
ma buona e cattiva a un tempo
era sorreggersi a passi sollevati sull’energia del dolore
l’arte di pasta di mandorla gli negava i piedi
e a poco a poco lo ha scomodato
a minacce indiretta l’ha incoraggiato
a smontare le tende e a piantarle altrove.
Solo chi attraversa una notte senza lucciole
potrà domare l’esistenza.
da Semeiotica del male, Campanotto Ed., 2016, pag. 26
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