Incontro un ricordo sulla faccia
imbronciata di una luna rossa e tonda
che segue il mio cammino
di vaghezze e disarticolate ossa
sì che ogni passo è testarda volontà
di procedere non ho trovato la panchina
adatta alla forma che mi tesse il pensiero
erratico errabondo mai estatico.
Nel cono di luce punto fermo
del lampione che seziona la notte
non cerco esclamativi né interrogativi
mi metto in fuga disperando la visione
dell’ultimo scontro frontale.
Fu così che conobbi la punteggiatura
i puntini di sospensione la virgola
per ripartire dopo che la brina ha gelato
le spine in arabeschi che raggelano
ho trovato una treccia salvata
da una sforbiciata di tanti anni fa.
riparto da un punto e virgola
e da uno sberleffo che mi fa bambina.
(p. 23)
Non ho più un buon equilibrio
lucido corrimani in salita e in discesa
scrivo sulla carta qualche volta
e non salvo con nome in qualche file
dentro la pancia piatta del computer
scrivo quasi domassi il mondo
ma i pochi leggeranno parole smunte
di pallido inchiostro su carta bianca
che si perde anche il gesto della mano
che a fatica nuota fino al margine
cari saluti distintamente sua
un abbraccio e hasta la vita siempre
mi vedesse qualcuno lo sguardo
contratto su palpebre abbassate
che la vergogna travalica e mi rode
tarlo nel legno che fu tronco e foresta.
(p. 51)
La grammatica del dolore la sua punteggiatura
l’ho imparata con un vagito nell’afa di luglio
sono stati molti gli esercizi per la sua signoria
avevo il fuoco sotto lo sguardo basso
mentre mi piagavo e resistevo come al calcio un sasso
e ora che ho col tempo ed esperienze
la padronanza di tutte le declinazioni e le eccezioni
taglio via la talea marcita rigetto quel pensiero
nero che non buca il silenzio e incrina l’osso
la grammatica del dolore è sbocciata intera
e ha disegnato le mia forma la piega nuova
invasiva come la gramigna s’estende dalla guancia
alla caviglia e fiorisce sottopelle e più la strappo via
più prende terreno mi inseguirà come la preda
il predatore
nascondermi non serve mi troverà ovunque
la luna al suo primo quarto ambisce farsi piena.
(p. 62)
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