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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Ferdinando IV e il suo ultimo amore

Saggio

Salvatore Di Giacomo
Edizioni Remo Sandron

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 20/07/2010 21:02:00

L’edizione originale di questo libro è datata 1914, ed è opera del noto saggista Salvatore Di Giacomo (Napoli, 1860 – 1934) ed è qui riproposta senza modifiche o tentativi di modernizzazione. L’opera è la biografia del cosiddetto Re nasone, Ferdinando IV di Borbone, re delle due Sicilie, dapprima, per poi diventare Re del regno di Sicilia. Il saggio del Di Giacomo prende in esame la parte finale della vita del sovrano, dal 1814 in poi, praticamente dal suo secondo matrimonio, con la Duchessa di Floridia, sposata dopo appena cinquanta giorni dopo la dipartita della prima consorte. Il libro ripercorre la vita del Re Ferdinando, della prima moglie ed in generale della società partenopea dei tempi, e lo fa in modo assai minuzioso, con amore, verrebbe da dire, visti i dettagli e la profondità del lavoro svolto dall’autore. Il saggista crea dapprima l’antefatto, descrive il nostro monarca, così come era visto dai suoi contemporanei, ricostruisce l’ambiente della corte, con una precisione sorprendente, arriva addirittura a raccontare nei dettagli i rapporti di Re e Regina, imperniati su una certa tendenza al despotismo della moglie avallata da una naturale tendenza di Ferdinando alla bontà e alla fiducia verso chi lo circondava. Il nastro degli anni scorre, passa la Rivoluzione Francese con la sua ombra di terrore per tutti i sovrani europei, passa per Ferdinando l’esilio, termina il primo matrimonio per il decesso di Maria Carolina e la vita di Ferdinando di Borbone riprende il suo solito svolgersi, tra battute di caccia, il teatro, la pesca a fianco, finalmente, di una donna che non lo biasima per i suoi passatempi che in realtà lo tengono molto più occupato che la ragion di stato. Il Di Giacomo ricostruisce tutto quanto troviamo nel libro con scritti dell’epoca, lo immaginiamo che fruga con infinita pazienza in vecchi e polverosi archivi, che fruga fra documenti anche di minore importanza, insignificanti biglietti, liste di invitati, programmi di teatro, per ricostruire con certosina perfezione la vita e l’ambiente che videro il re nasone. Nelle pagine di questo amabilissimo saggio il lettore si troverà a rivivere insieme ai protagonisti la vita di ogni giorno, i pranzi, il carnevale, per esempio si scopre che i teatri il venerdì erano chiusi, o che Ferdinando aveva un cuore d’oro verso i bisognosi.
Una vera miniera d’oro questo inestimabile saggio, costruito con documenti veri, scelti e uniti tra loro con grande conoscenza, poco si abbandona il Di Giacomo alla congettura, alla supposizione o alla fantasticheria, quello che si trova in questo saggio è (o era) documentato, provato, fatto di testimonianze vere. In ciò vi è l’altro grande motivo di interesse per la lettura di questo bel volume, la ricostruzione reale di un mondo ormai scomparso, le riflessioni ingenue, sarcastiche od appropriate dei viaggiatori stranieri in visita nel Bel Paese, l’umore delle varie corti d’Europa in relazione a fatti epocali come la rivoluzione del 99 o a fatterelli quotidiani. Vi si trova inoltre, assai ben raffigurato, come certi vezzi o abitudini visti da lontano, davano all’epoca – anche oggi, per certi versi – una immagine distorta delle persone, per esempio il modo in cui un sovrano generoso e dall’animo semplice, quale era Ferdinando IV, era visto come una bestia, salvo poi rivelarsi per quel che era, con una conoscenza più approfondita si scopre, per esempio, che aveva creato una mensa per i servitori per non farli stare all’aperto durante le battute di caccia, oppure l’aver aperto una tessitura presso un suo castello era visto come depravazione (vi erano impiegate solo donne) mentre vi era la volontà di dare un lavoro onesto al popolo affamato. Il tutto raccontato con un linguaggio in perfetto stile primi del Novecento, autentico, non maneggiato in occasione della riedizione, ma proprio con il fraseggio usato da Salvatore Di Giacomo, bello, elegante e gustoso, intelligente e al contempo sornione, scientifico ma che non disdegna il pettegolezzo. Un’opera questa che ci presenta a tutto tondo la figura di un sovrano, visto principalmente dal lato umano, scritta in modo da avvincere il lettore ed istruirlo, nelle sue pagine fitte di acume e sapienza, intrecciate ai documenti originali, inseriti a stralci, tradotti in italiano o lasciati nel francese originale, il tutto a creare un’opera molto originale e stimolante.
A questa biografia, e per completezza, segue il volume “Lettere di Ferdinando IV alla Duchessa di Floridia” che raccoglie le missive del Sovrano all’amata, durante gli anni dal 1820 al 1824. In esse troviamo oltre al tenero legame che faceva del re nasone un affettuoso marito, la vita di Corte raccontata fin nei particolari più minuti. Anche questo volume ci dà una chiara ed efficace visione della vita quotidiana del sovrano e del suo entourage, e permette al lettore di ricostruire con una certa chiarezza un mondo scomparso ma che continua a destare interesse per essere così tanto diverso dal mondo d’oggi, sebbene da esso ci separino solo un secolo e mezzo.

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