Francesco Terrone
LE VALLI DEL TEMPO
Recensione di Raffaele Piazza
Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA): è autore di numerose raccolte di poesia. La sua produzione poetica è trattata in varie opere pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana. Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici riguardo Francesco Terrone.
Le valli del tempo (G. Miano Editore, 2015), la raccolta di poesie di Francesco Terrone che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa dell’Editore ed è suddivisa in cinque parti che sono precedute ciascuna da uno scritto introduttivo.
I suddetti brani sono: L’incanto della memoria nei testi di Francesco Terrone e Juan Ramòn Jiménez a firma di Angela Ambrosini, Le problematiche dell’essere in Francesco Terrone e Jorge Gullén della stessa Ambrosini, Il tema dell’amore nei testi di Francesco Terrone, Franz Werfel e Martinus Nijhoff di Guido Miano, Il percorso della spiritualità in Francesco Terrone e Guido Gezelle di Enzo Concardi e Il tema della Natura Medicatrix in Francesco Terrone e Johannes Bobrowski di Fabio Amato. Seguono, in appendice, la prefazione al libro Pitagora, sempre opera del Nostro, intitolata Una poesia “interlocutoria” a cura di Gaetano Iaia e la presentazione al libro Via Crucis di Giuseppe Agostino Arcivescovo Emerito di Cosenza-Bisignano.
Tutti i componimenti racchiusi nel volume presentano il titolo della raccolta da cui sono tratti e l’anno di pubblicazione.
Quindi il testo può considerarsi un’antologia di poesie composta da eterogenee composizioni della copiosa produzione di Terrone pubblicate prima del 2015.
Si prenderà in considerazione la sublime poesia eponima situata nella terza scansione, componimento rarefatto e concentrato verticale tout-court in quanto alcuni versi sono composti da un solo vocabolo. Si tratta di una poesia luminosa e magica icastica e leggera che sorprende nella sua metafisica bellezza in un panorama come il nostro dominato dagli sperimentalismi e dai neo - orfismi.
Vale la pena riportare integralmente il testo perché si tratta davvero di un momento alto nella sua chiarezza ed è doveroso mettere in rilievo che la composizione è tratta dalla raccolta Pitagora del 2014. Ecco la poesia: «Bagno / le mie mani / nell’acqua / delle tue acque / ed accarezzo / la vita / che da secoli / riempie le valli / del tempo. / Leggere diventano / le mie mani / come ali / spiccano il volo / e conducono / il mio cuore / verso / l’infinito mare / verso / l’infinito amore» (Le valli del tempo).
Protagonista del componimento sono le mani dell’io - poetante in questa poesia neolirica come del tutto neolirica è la cifra della poetica di Terrone di raccolta in raccolta.
Quando il poeta dice con urgenza di bagnare le sue mani nell’acqua delle acque del tu al quale si rivolge si assiste ad un interanimarsi mistico-naturalistico dell’io poetante con lo stesso tu al quale si rivolge del quale ogni riferimento resta taciuto e che è presumibilmente l’amata.
Del resto l’archetipo dell’acqua riporta ad amniotiche fonti dalle quali sgorga la vita. Sembra di uscire dal tempo lineare leggendo questa composizione e questo è un fatto affascinante quando il poeta afferma di accarezzare la vita che da secoli riempie le valli del tempo ed è detto l’infinito non a caso come attimo dell’atemporalità che sottende l’intero componimento.
Raffaele Piazza
Francesco Terrone, Le valli del tempo, a cura di Angela Ambrosini, Guido Miano, Enzo Concardi, Fabio Amato; Guido Miano Editore, Milano 2015, pp. 84, mianoposta@gmail.com.
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