Pubblicato il 08/05/2015 21:08:29
Zia Nene
Zia Nene continui a nuotare accostata al tuo nome da via col vento. Nella tua cucina nulla se n’è andato, tutto rimane aleggiante esistenza. E l’eternità si nasconde nel friulano, nello scroscio di farfalle scalcianti in quel grumo di povera forza. Parlare ai morti è serbare ai vivi un immenso sciabordio, un divino anfratto per sole voci.
Di notte ogni madre si addensa nella luce contraria dei fanali, come un camionista addormentato nella lama del sorpasso. Di notte i morti ci sorridono stretti alla cassa toracica del mondo come i primi partorienti del respiro. E tu Nene, nata dentro un grembo di guerra, hai riposto la bontà all’interno dell’amore conosciuto. Non hai permesso che il rintocco delle ore pignorasse la tua prima stoffa, ma giorno dopo giorno hai declinato la linea del dolore sulla verticale delle spalle, senza mai svanire nella sola supplica.
Nene, impasta ancora il pan di Spagna nel vuoto presagio della terrina, come facesti con la nostra infanzia nella pausa pranzo della fabbrica. Continua a parlare come disegnassi impronte di lepre nella neve, continua a offrire al mondo il tuo versante più in luce. Continua a parlare al presente dei morti caduti amando. Perché nulla si smorza del cominciato, tutto si nasconde appena nel varco lampante notturno nel prolungarsi infinito della brace.
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