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Una sera qualunque

di Stefano Colombo
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Pubblicato il 29/04/2016 11:51:14

I brevi avvenimenti che andrò a raccontare sono sospesi tra reale e surreale. Ciò che ho vissuto potrebbe essere ricondotto ad un concreto avvenimento della mia vita, ma è altrettanto vero che potrebbe essere stato solo frutto della mia immaginazione.

Fatto sta che il peso di quel momento grava ancora nel mio organismo, senza tuttavia inficiare il comune svolgimento della mia vita.

Per capire, forse, sarebbe più facile iniziare a raccontare la storia.

Durante il ritorno da una serata di tranquillo svago, stavo guidando verso casa, pronto a immergermi nelle coperte e godermi un meritato riposo.

Di fianco a me l’ultimo amico da accompagnare verso la propria abitazione, solo questo mi separava dalle braccia di Morfeo.

Strada poco illuminata che collega il mio paesino a quello dell’ultimo amico congedato.

Semaforo rosso.

Mi fermai.

Ero pronto, non appena fosse apparso il verde, a svoltare a destra per imboccare la via verso la meta prestabilita.

Notai di fianco a me una macchina accostata, con le luci spente, ma al cui interno due figure si stagliavano nell’ombra.

Scambio di sguardi con il mio passeggero: avranno bisogno di aiuto? Si sarà fermata la macchina e non riescono più a partire? Staranno male?

Domande lecite, che necessitavano di risposta, dovevamo soddisfare la nostra fame di sapere e compiacere il nostro buon istinto di persone magnanime.

Ci accostammo alla vettura e abbassai il finestrino.

Nessun segno di vita.

Gesticolammo per attirare l’attenzione, bussammo contro il vetro per richiamare i due individui.

Nessun segno di vita.

Osservammo sconcertati, ora non ricordo con precisione la corretta quantità di tempo, quell’insolito comportamento.

I due sconosciuti stavano fissando il parabrezza senza batter ciglio, senza muovere un muscolo, con il capo rigido e lo sguardo rivolto dritto davanti a loro.

Sembravano vacui e quasi spettrali.

Non ricevendo alcuna risposta, abbandonammo il nostro intento d’aiuto e ci dirigemmo verso casa.

Ricordando questo avvenimento mi sembra inverosimile sia successo. Probabilmente avrei dei dubbi se fossi stato solo: uno scherzo della stanchezza, dell’infausta mente.

Eppure non ero solo, eravamo in due ad aver visto e ad aver vissuto questa scena.

Allucinazione collettiva?

Bizzarrie dell’essere umano?

Non saprei dare alcuna risposta.


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