Il mondo è ligio agli ordini dei capitani
che impiantano l’odio sui drappi e sulle monete:
le stelle litigano sulla carcassa del mare,
spezzano l’appello dei gabbiani, unghie di vento
forgiano cirri sul frontespizio delle onde,
nel rimessaggio del dolore sono saccenti
gli uomini con il pastrano, ma noi abbiamo
i loro bottoni d’avorio, ancora: i requiem
disfatti per la grandezza del coturno.
Un barlume ci appesta ed è il sole
trogolo per i nostri dipinti di felicità,
una tronchesina non basta per gli steccati
e nemmeno per le gole dei capitani.
Ci armiamo di incesti, noi figli dello stupro,
brandiamo le bombette come orinatoi,
si sente vacillare la tesa, nell’ora le paure
divengono percosse, ma abbiamo schiene di tartaruga,
il male è un sorriso che scopre i denti,
è bianco l’orgoglio, da dentro le bocche
germogliano i confini.
da Pergamena dei ribelli,
Joker, 2011, pag. 36
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