Mia nonna è vissuta cent’anni,
con le mani ha contato lane e giorni.
Mia nonna è partita in un cielo di latte,
col vestito elegante e una rosa sul petto.
Mia nonna mangiava pane e latte.
Aveva dei nodi alle mani
e lavorava, lavorava anche coi nodi.
Mia nonna parlava.
Parlava e taceva.
Taceva e sapeva.
E gli altri, li faceva parlare.
Sentiva il telegiornale.
Ogni tanto scuoteva la testa
e la maglia, trovava l’errore
ma non disfaceva il lavoro
e non spegneva il televisore.
Mia nonna dormiva.
Dormiva e vegliava.
L’ho vista dormire
persino mentre faceva la maglia.
Finché se n’è andata
pregando di aprire le porte
e chiamando Maria,
che era la figlia, o forse la madre,
e la chiamava santa.
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