A volte ritorna, la piccina, con gli occhi luminosi
Come di chi ha pianto o smania per la febbre
Mostrandomi una tromba d’angelo più grande
Della sua mano ma meno bianca, dicendo
“Senti come sa di vaniglia”, con la certezza
Che basta il suo profumo ad aprire le porte del paradiso,
“Ma solo se restando ad occhi chiusi lo lasci
Entrare là dove l’estasi comincia”.
Lo so che lei è come se fosse morta
Lasciandomi erede di tutti i suoi ricordi,
Però ogni volta mi meraviglia la bellezza del fiore
E mi commuove l’orlo sinuoso della corolla come
Spuma che ricama il profilo dell’onda.
E tuttavia c’è una cosa che non le ho detto mai
Per non guastare la sua festa infantile:
Oh, la bella pianta, la datura suaveolens,
Che lei tanto ama, come le altre della sua specie,
Come tutte le cose inebrianti, serba in sé un veleno potente.
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