Foglie d’ippocastano croccano
sotto i piedi, danzano sui marciapiedi
un po’ verdi e un po’ scure, portano
tutte, più e meno, le stimmate
sicure della cancrena che assapora
appena le sorelle appollaiate ancora
su rame nere a mezzo spoglie,
pettinate da fiamme di vento
che fredde scavano le radici
lente dei piccioli. Non è tra queste
e quelle che il mondo si divide
ché tutte tra un po’ s’imbroderanno
del mosto che fermenta sul terreno.
Perché le due metà del tutto
vere sono piuttosto il recto
e il verso di una, di ciascuna
foglia: l’allettamento
molle, la liscia voglia
del dritto e la vetrata
ostilità del rovescio.
Tutto il resto è miope
inganno, trompe
l’oeil del momento.
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