Se, sola sedendo davanti a un velario,
si aprissero adesso finestre di luce,
non più il mio pensiero, che niente seduce,
starebbe fissato, del Nulla gregario.
Qui immagini vedo di un trito lunario
(nelle afe dei giorni) che non riproduce
il vero essenziale, ma al falso mi adduce;
così resto pesce, spedito a un acquario.
Là fuori, oltre il velo di tende sbiancate,
c’è il cielo e i colori perduti del senso;
l’odore dei fiori, le spighe dorate.
Non credo alle fate, non credo al melenso!
So dura la vita, so spesse le grate,
ma credo a uno sguardo, più aperto, più intenso.
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