Il folle è sospeso in un limbo
ma non pensarlo come un luogo, uno spazio di costrizione
piuttosto un tempo in cui si lotta con tutto quel pensare
per trovare una soluzione ai tremori del Sole
una traduzione alle parole ti amo
che possa funzionare per guarire quel dolore
straniero e visionario
che fa di me quello che vuole
una volta che ha compreso il comando.
Le voci non tornano, scetate se ne stanno
i lampioni si rincorrono lungo la strada Macerata
i covoni delle mie povere idee prendono fuoco
per nostalgia di bagliori collinari
quando si festeggiava il rosso boschivo delle volpi
e la stagione s' incammina in riva al fosso.
Vorrei, più non posso trasalire sul mio sguardo che rimbalza
la distanza che mi concedo è un tiro di schioppo
un calcolo segreto tra le cose, le costole disarmate
perchè io sia sempre a debita distanza
per dare il tempo a ciò che immagino di potersi realizzare
da un momento che all' altro può non esistere mai.
Essere inabili a vivere (come i comuni mortali)
sentirsi tanto deboli da non alzarsi dal letto
solo perchè oggi si è piu tristi del solito
forse sarà la pioggia
non trovare giustificazioni tangibili
trasformarsi in nullafacenti
gli occhi dei parenti, la madre in giuria
l' imputato si alzi
giuri di dire la verità, tutta la verità, nient' altro che la verità
dico lo giuro
amen (il coro)
e poi passeggio in cerchio e parlo da solo.
Che mi vuoi capire.
Che mi vuoi capire?
Alla radio mi parlano e io rispondo
non so in preda a quale delirio telepatico.
Preso atto del mio resoconto non possono che essere d' accordo:
è meglio che io taccia, che non racconti a nessuno
quello che mi sta succedendo, Jovanotti sta già pensando a un video
Capossela mi sta cercando.
Sono a Londra, alcune tra le cose che vedo s' illuminano
come ad indicare una strada e io la seguo
sono solo, ma è come se ci fosse con me
sempre qualcuno che mi guarda, questa volta benevolo
sono magro, mi sento forte, scavalco i cancelli
cammino sui muri
non ho percezione del pericolo
come ho sete appare una birra aperta lasciata su un cornicione
la prendo, la bevo, è buonissima
un senso di gratitudine mi pervade
ci sono delle scritte per terra
qualcosa sull' amore
il vento sposta le folgie di un albero
il tronco è liscio, chiaro, come se non avesse corteccia
e la sua nudità mi commuove
prendo la strada del fiume
tra le barche m'infango
tutti gli indizi portano ad un tubo che esce dal muro
e sgocciola su una pietra che fa da altare ad una rupia
che ancora conservo in una scatola di latta
in un cassetto della mia scrivania
su una faccia c' è un bel pollice in alto.
Un barbone chiede degli spicci
gli do tutto quello che ho nelle tasche tranne quella
e sembra che mi prenda per il culo
ma è troppo tradi, dei ragazzi in maschera attraversano la strada
una lei è scalza
un lui la porta in braccio
vorrei seguirli ma per un attimo mi rendo conto
che mi sono allontanato troppo
e non ho alcuna ideea di come tornare a casa dai miei amici.
E' come se facessi una domanda
mi rispondono di seguire gli indizi
così mi metto in cammino annusando l' aria
chiedo a un signore di colore se ha una sigaretta
mi dice di no buttando per terra la sua
e rientrando si chiude dietro la porta
raccolgo il mozzicone e me lo fumo
due volpi mi sfrecciano davanti, le seguo
si nascondono sotto una macchina nera poi ripartono
cerco di non farmele sfuggire
quando mi accorgo che quel posto lo conosco
torno a casa dai miei amici, che saranno le quattro e mezza del mattino.
E questa mattina si va al British Museum.
Non si paga e io ho insistito per ricomprarmi almeno le scarpe
così entro scarpe nuove ma pantaloni infangati fino alle ginocchia.
Nessuno sembra farci caso
proprio come mi avevano detto le mie amiche.
Prima di entrare nelle sale ci dividiamo
e ci diamo appuntamento di nuovo lì tra un paio d' ore.
E' come se il pavimento si spostasse sotto i miei piedi mentre cammino
che mi scorresse il Mondo sotto, con strane vibrazioni.
Una guida spiega una scultura ad un gruppo di turisti italiani
con la voce di Paola Cortellesi.
Il molosso, il cane che mi piaceva tanto sui libri di storia dell' arte
è bellissimo dal vero, è come credevo, dev' essere un antico pastore
dell' Asia Centrale.
E' tutto troppo, tutto è troppo.
Mi concentro su una ragazza carina che disegna su un foglio
seduta davanti ad un complesso marmoreo.
Ha delle converse rosse come te in quella foto di spalle
che ancora non ho visto.
Le spade giapponesi, il rituale dell' accoppiamento
in un futuro prossimo, le sfingi.
Le scalinate che si sdoppiano, devo essere preso per mano.
In posa nella cabina del telefono.
I panini meglio delle birre, il volo di ritorno anticipato.
Alla tastiera mi chiedo, ora sarei in grado di viaggiare?
Da solo forse no, a meno di preparare un piano molto dettagliato.
Il mio assetto variabile è perdermi per strada.
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