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Londra mi ha pagato una Rupia

di Adielle
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Pubblicato il 16/10/2015 03:45:48

Il folle è sospeso in un limbo

ma non pensarlo come un luogo, uno spazio di costrizione

piuttosto un tempo in cui si lotta con tutto quel pensare

per trovare una soluzione ai tremori del Sole

una traduzione alle parole ti amo

che possa funzionare per guarire quel dolore

straniero e visionario

che fa di me quello che vuole

una volta che ha compreso il comando.

Le voci non tornano, scetate se ne stanno

i lampioni si rincorrono lungo la strada Macerata

i covoni delle mie povere idee prendono fuoco

per nostalgia di bagliori collinari

quando si festeggiava il rosso boschivo delle volpi

e la stagione s' incammina in riva al fosso.

Vorrei, più non posso trasalire sul mio sguardo che rimbalza

la distanza che mi concedo è un tiro di schioppo

un calcolo segreto tra le cose, le costole disarmate

perchè io sia sempre a debita distanza

per dare il tempo a ciò che immagino di potersi realizzare

da un momento che all' altro può non esistere mai.

Essere inabili a vivere (come i comuni mortali)

sentirsi tanto deboli da non alzarsi dal letto

solo perchè oggi si è piu tristi del solito

forse sarà la pioggia

non trovare giustificazioni tangibili

trasformarsi in nullafacenti

gli occhi dei parenti, la madre in giuria

l' imputato si alzi

giuri di dire la verità, tutta la verità, nient' altro che la verità

dico lo giuro

amen (il coro)

e poi passeggio in cerchio e parlo da solo.

Che mi vuoi capire.

Che mi vuoi capire?

Alla radio mi parlano e io rispondo

non so in preda a quale delirio telepatico.

Preso atto del mio resoconto non possono che essere d' accordo:

è meglio che io taccia, che non racconti a nessuno

quello che mi sta succedendo, Jovanotti sta già pensando a un video

Capossela mi sta cercando.

Sono a Londra, alcune tra le cose che vedo s' illuminano

come ad indicare una strada e io la seguo

sono solo, ma è come se ci fosse con me

sempre qualcuno che mi guarda, questa volta benevolo

sono magro, mi sento forte, scavalco i cancelli

cammino sui muri

non ho percezione del pericolo

come ho sete appare una birra aperta lasciata su un cornicione

la prendo, la bevo, è buonissima

un senso di gratitudine mi pervade

ci sono delle scritte per terra

qualcosa sull' amore

il vento sposta le folgie di un albero

il tronco è liscio, chiaro, come se non avesse corteccia

e la sua nudità mi commuove

prendo la strada del fiume

tra le barche m'infango

tutti gli indizi portano ad un tubo che esce dal muro

e sgocciola su una pietra che fa da altare ad una rupia

che ancora conservo in una scatola di latta

in un cassetto della mia scrivania

su una faccia c' è un bel pollice in alto.

Un barbone chiede degli spicci 

gli do tutto quello che ho nelle tasche tranne quella

e sembra che mi prenda per il culo

ma è troppo tradi, dei ragazzi in maschera attraversano la strada

una lei è scalza

un lui la porta in braccio

vorrei seguirli ma per un attimo mi rendo conto

che mi sono allontanato troppo

e non ho alcuna ideea di come tornare a casa dai miei amici.

E' come se facessi una domanda

mi rispondono di seguire gli indizi

così mi metto in cammino annusando l' aria

chiedo a un signore di colore se ha una sigaretta

mi dice di no buttando per terra la sua

e rientrando si chiude dietro la porta

raccolgo il mozzicone e me lo fumo 

due volpi mi sfrecciano davanti, le seguo

si nascondono sotto una macchina nera poi ripartono

cerco di non farmele sfuggire

quando mi accorgo che quel posto lo conosco

torno a casa dai miei amici, che saranno le quattro e mezza del mattino.

E questa mattina si va al British Museum.

Non si paga e io ho insistito per ricomprarmi almeno le scarpe

così entro scarpe nuove ma pantaloni infangati fino alle ginocchia.

Nessuno sembra farci caso

proprio come mi avevano detto le mie amiche.

Prima di entrare nelle sale ci dividiamo

e ci diamo appuntamento di nuovo lì tra un paio d' ore.

E' come se il pavimento si spostasse sotto i miei piedi mentre cammino

che mi scorresse il Mondo sotto, con strane vibrazioni.

Una guida spiega una scultura ad un gruppo di turisti italiani

con la voce di Paola Cortellesi.

Il molosso, il cane che mi piaceva tanto sui libri di storia dell' arte 

è bellissimo dal vero, è come credevo, dev' essere un antico pastore

dell' Asia Centrale.

E' tutto troppo, tutto è troppo.

Mi concentro su una ragazza carina che disegna su un foglio 

seduta davanti ad un complesso marmoreo.

Ha delle converse rosse come te in quella foto di spalle

che ancora non ho visto.

Le spade giapponesi, il rituale dell' accoppiamento

in un futuro prossimo, le sfingi.

Le scalinate che si sdoppiano, devo essere preso per mano.

In posa nella cabina del telefono.

I panini meglio delle birre, il volo di ritorno anticipato.

Alla tastiera mi chiedo, ora sarei in grado di viaggiare?

Da solo forse no, a meno di preparare un piano molto dettagliato.

Il mio assetto variabile è perdermi per strada.

 

 


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