Pubblicato il 02/06/2012 17:56:56
a cura di Nazario Pardini Per Ninnj Di Stefano Busà Mi è giunta la tua raccolta in un momento di dolce ozio; l’ho letta di un fiato e ne ho tratto una grande emozione per la freschezza con cui sai rendere esteticamente amabile tutto ciò che è problematico ed esistenziale.
Lo stesso cruccio di essere mortali in te si fa sicurezza poetica. E la stessa insicurezza nell’essere umani in te si fa elevazione lirica. La tua poesia significa lo slancio umano più ardito a cui l’anima possa ambire per avvicinarsi il più possibile all’inarrivabile. Tutto è nascosto nei meandri delle cose, ma tutto è gibigiana pei sapienti accostamenti fonici e metaforici: per te sono le realtà esterne che parlano, ed ognuna di esse è fedele immagine di un momento di vita; allegoria calzante dell’essere e dell’esistere, dolore e riposo in nirvana edenico. E la parola, ora secca, ora ampia, circolare, facilita l’abbandono alla meditazione sull’impossibilità del tutto. E l’importante ed attento uso del significante metrico accosta dire e sentire in una simbiosi che fa della tua poesia un lirismo personale e senza confini fra impegno e soggettivismo. Ma l’unicità del tuo dire si evince soprattutto dal saper elevare da soggettiva a universalmente sentita la precarietà della condizione umana. Le piccole comuni cose che ora ci angosciano, ora ci esaltano, ora ci illuminano si fanno ritratti di un sentire umanamente complesso, ma in te frutto di immagini covate nell’anima che fuoriescono per dire che esistono. E da una condizione in cui: “Frana dai displuvi lo strazio delle pietre, / si addensa la desolazione degli inerti / e tutto pare una trafittura, voce da altra voce / a dispiegarsi. La notte nasconde le macerie.” ci si innalza ad una in cui “Tu, anima, che stringi la luce sui ginepri / per traboccare nei cerchi oscuri degli umani, / vivi in me, oltre la soglia incorruttibile, remota”. Cara amica se in Keats, a me caro, (nell’ode L’autunno) è vivo il desiderio di essere nell’esistenza: “un uomo” e di ritornare un giorno “nelle radici della natura ..., non per perire, ma per verdeggiare di nuovo al sommo dei rami dell’albero della vita e respirare insieme con la natura.” in te il desiderio è che l’anima si apra “agli azzurri displuvi” e si renda “meno amaro il miele del viaggio”. “Tu, anima delle veglie notturne, che inclinasti / al nettare dei silenzi, àpriti agli azzurri displuvi, / se una forza implacabile non ti ottenebra, / rènditi meno amaro il miele del viaggio.”. Un caro saluto da un amico che sempre ha apprezzato il tuo fresco messaggio
Nazario Pardini
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