"Allora il drago s'infuriò contro la donna
e se ne andò a far guerra
contro il resto della sua discendenza..."
Apocalisse (12, 17)
C'era una volta una grotta.
Nella sua profonda oscurità la luce delle torce osteggiava il dominio del buio, riverberandosi sui visi del gruppo di persone presenti.
"Cari Araldi, eccoci tutti qui riuniti, sperando che nessuno di noi sia stato pedinato. Non tanto per salvaguardare la nostra vita, quanto per l'importanza di questo nostro incontro segreto." iniziò il più anziano.
"Ormai non possiamo neppure portare addosso le nostre insegne, senza esser linciati dalla gente, oppure sacrificati al Dragone." commentò un giovane.
"Ma anche se siamo stati decimati dalla persecuzione e dalla defezione di parecchi per paura, noi non ci arrendiamo." esclamò una ragazza.
"Siamo convenuti qui per questo." continuò l'anziano. "Dobbiamo essere anzitutto noi, Araldi della Luce, a contrastare le tenebre che purtroppo stanno avvolgendo sempre più il nostro pianeta."
"È vero." disse una donna. "Il nostro bel sole azzurro viene sempre più eclissato, ed è sempre meno caldo e luminoso. Il giorno è sempre più breve, mentre la notte è sempre più lunga, buia e fredda."
"E per giunta," aggiunse un uomo, "il Dragone continua a sostenere per bocca dei suoi sacerdoti che ciò succede perché non gli si fanno abbastanza sacrifici antropici, e ne chiede sempre di più."
"Come se non bastassero tutti quelli che s'è fatto fare finora: prima i bambini non ancora nati e i malati terminali, dopo gli handicappati, poi i poveri, e infine tutti coloro che non lo riconoscono come signore e non si sottomettono al suo volere, cominciando da noi Araldi." disse un altro.
"E come se l'efferato potere delle tenebre nel nostro pianeta non fosse principiato da quando è giunto lui qui." disse un altro ancora.
"Infatti sono questi i suoi mezzi: menzogna e inganno." esclamò una giovane. "Mediante i suoi sacerdoti si è presentato come il liberatore, e ha istigato la popolazione alla ribellione contro il Signore dell'Universo e le sue leggi, facendo in poco tempo molti proseliti. Il liberatore sta riuscendo nel suo subdolo intento: liberare il pianeta dalla luce, e farvi regnare le tenebre."
"Non ha ancora vinto. E non vincerà finché vivrà un solo Araldo della Luce." disse l'anziano.
D'un tratto s'udì un fruscio all'ingresso della grotta e tutti sussultarono. Attraverso i cespugli che celavano l'entrata s'introdussero degli individui. Alcuni adolescenti con tuniche luminescenti, recanti un forziere.
"L'eterna energia sia sempre con voi." disse il più adulto d'essi ai presenti. "Non temete, noi siamo gli Arcinviati del Signore dell'Universo."
"Questo dimostra che Lui non ci ha abbandonati." disse con sollievo l'anziano.
"Lui governa il proprio immenso impero dal cuore della Grande Galassia Centrale dove risiede provvedendo a tutti i suoi sudditi, anche agli abitanti d'un piccolo pianeta di una periferica galassia come voi."
"Noi confidiamo nel suo aiuto."
"Nessuno ne rimane mai deluso. Lui ovviamente è a conoscenza del fatto che il Dragone è fuggito dall'abisso del buco nero in cui era imprigionato, e che si è impadronito del vostro pianeta. Poiché il Signore dell'Universo ha molto a cuore la vostra liberazione, vi ha affidati alla sua amatissima figlia, la Regina della Luce. Lei vi manda queste armi, affinché le distribuiate ai pochi abitanti rimasti fedeli, per la battaglia finale contro il Dragone e i suoi seguaci. Lei stessa verrà a condurvi."
Un grido di giubilo sfuggì a tutti gli Araldi, tranne a un uomo, che se ne stava piuttosto in disparte. I due Arcinviati più giovinetti aprirono il forziere. Era colmo di collane, composte da piccole perle e un pendente, un grosso rubino a forma di cuore. Quello meno ragazzo ne prese in mano una e la mostrò al gruppo.
"È un'arma molto potente, ma funziona solamente se si crede nel suo potere. È una collana convertitrice, capace di trasformare i nemici in amici, di liberare i seguaci del Dragone dalla sua suggestione."
Puntò il cuore in direzione dell'Araldo che non aveva esultato. Dal rubino scaturì un raggio di luce iridata che colpì l'uomo in mezzo alle sopracciglia. Dai suoi globi oculari caddero due specie di squame.
"Come facevo a non vedere la verità?" esclamò l'uomo strofinandosi gli occhi.
"Ecco come funziona." disse l'Arcinviato riponendo la collana nel forziere.
"Presto, dobbiamo andarcene tutti da qua, perché i dragoniani stanno per arrivare! Io ho rivelato loro il luogo della nostra riunione!" disse l'uomo.
"Andate senza perder tempo, e che l'eterna energia sia sempre con voi." concluse l'Arcinviato.
I tre adolescenti sparirono all'istante, lasciando nell'aria una tenue luminescenza. Il gruppo si divise in fretta le armi e le mise sotto i propri mantelli rossi e bianchi, segnati con la croce alabardata. Quindi uscì dalla grotta e si disperse nella notte avvolgente.
Nel giorno incipiente l'astro azzurro affiorava sempre più sui lievi declivi erbosi, ergendosi coi suoi strali luminosi sui silenti eserciti contrapposti. I due schieramenti erano già pronti. Uno era molto folto, costituito da uomini a cavallo di imponenti ipposauri, armati con sputafiamme, guanti artigliati e tridenti avvelenati. Li comandava dalla retrovia il Dragone, l'oscuro essere con corpo umano, testa e coda di drago. L'altro schieramento era sparuto e appiedato, formato da uomini e donne, armati soltanto di collane. Li conduceva in prima linea la Regina della Luce, bella e splendente più del sole, colla corona di stelle e lo scettro a falce di luna. Dietro di lei stavano gli Araldi, i cui stendardi svettavano sventolando, con la croce alabardata brandita dal vento.
"Sterminateli tutti!" ordinò il Dragone retrocedendo con un ruggito rabbioso.
Subito i suoi seguaci si lanciarono a spron battuto urlando e imprecando.
"Non abbiate alcun timore, cari figli miei." disse ai suoi la donna con dolce voce.
Allora i reginiani seguendo la loro condottiera andarono incontro agli avversari, sorridendo e cantando un bell'inno alla Regina della Luce:
"Il tuo cuore trionferà!"
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