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Lo Cunto Dell’Orco

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 25/08/2015 22:21:46


LO CUNTO DELL'ORCO


La vita ha un suo percorso sulla scia di un racconto noi possiamo conoscere chi siamo dove nascemmo .Un momento personale, dove ogni cosa funge da deterrente per conoscere l'origine ed in modo particolare chi siamo. Esiste un interrogativo, un succedersi di storie, momenti legati ad un utopia ecclesiale ove la coscienza si riconosce e inevitabilmente ricostruisce un suo legittimo percorso.

Certo non tutte le patate vengono ben cotte, c'e in noi una virtù che non ha uguali, un mistero profondo che conduce a incerti lidi e immense sedimentarie ,rivalutazione di un sistema apolitico e commerciale.

Tutto quello che noi immaginiamo, quello che professiamo essere un beneficio, uno scopo che conduce ad una certa verità , rivive nel concetto come un fatto certo.
Perseguire questa sostanza, rendere inaccettabile il proprio credo per molti versi in grado di comprendere ogni nostra pia illusione , volto della misericordia, immagine redenta che campeggia nella nostra vita. Tutto lascia presagire, immani catastrofe , regni malvagi , grandi catastrofe che richiamano l'uomo verso nuove etiche. Intuizioni, ineguagliabili, ragionamenti che hanno il sapore delle castagne, la forza del lupo, la grande astuzia della volpe.

Un mondo utopico , dove ogni individuo ha per sua fortuna un traguardo da raggiungere , una fenomenica illusione da costruire, esaminare un chierico motivo logico un senso sconosciuto ai più che conduce a quella voluttà esente da richieste esattoriali.

Ma procediamo con passo certo con mente lucida, legato ai tanti slanci ed inconsapevoli trasgressioni sessuali l'origine di questa verità che non preclude nessuna crisi mistica.

Scacciamo l'accida , stringiamo la zizzinella, lo cunto piglia pede , la gente si ritira a casa, sentenne questa storia. C'era una volta un orco gentile , ma tanto gentile che si squagliava lo core quando passava miezzo alla folla era un uorco peloso assai , sulagna , miezzo sgacinato , bocca storta, l'uocchio a trichebalacca, scorreggiava ad ogni passo, si smerziave , aizzava la coscia e per incanto faceva accumparire un forziere pieno di gioielli, argento, oro, smeraldi, rubini , diamanti. Chi lo conosceva , gli andava incontro strofinandosi addosso per fargli aizzare la coscia e scorreggiare a più non posso. Puzza non si sentiva, cumuli di pietre preziose apparivano per incanto. Scoperto cosa provocava l'incantesimo in poco tempo parecchi diventarono ricchi assai. L'uorco teneve lo core buono e non diceva a nisciuno : vattene che non te voglio accarezzare per non fare peti in quantità di ogni genere e natura corporale che diventavano gioielli , monete, di gran valore. La voce si sparse , giunse in ogni luogo ed ogni reame, contea , stato i poveri e gli infermi si misero in viaggio alla volta della dimora dell'orco. Ma quando si tira troppo la corda, questa finisce per spezzarsi ,la pacienza ingrassa e sazia ma non è una virtù di molti. Così un bel giorno all'uorco si arrubbarono l'unico cazone che aveva lasciandolo in mutande con un foro al centro , rimanentte accusi stricchi , stracche e culo rutto , chiatte, russo, comme un melone, accucchiaie tre o quattro parole, alluccaia ai quattro venti la sua rabbia smisurata contro gli uomini e contro il fato che l'aveva reso schiavo di tal prodigio . Preso senno del fatto , allo primo uomo che s'avvicinai vicino gli disse con modo assai garbati e gentile saporiti come un gelato al pistacchio : da oggi in poi chi me tocca more accise. Ma la gente non c'e credeva , continuava a venire a frotte da Feroleto , da Treponti da Squillace da Bologna, per strofinarsi come gatte morte vicino alle sue cosce , solleticandolo lo pene per udire lo dolce peto, che l'avrebbe resi ricchi e chiatte alla faccia di chi li voleva male.

I muorte in poco tempo furono assai se ne contavano a migliaia, diecimila , centomila morti, arsi vivi dalle fiamme sulfurei dei peti dell'orco. Non bastarono litri di camomilla ,chili di bimixin per calmarlo. L'orco toccava a tutti e tutti morivano all'istante senza neppure dire: Madonna mia aiutami tu . Dopo tanti morti, feriti a migliaia dopo tanti succhia minchia , vase , pizzichi, l'orco, divento bello e buono, gallina poi pulcino infine uovo. Così lo detto meglio una gallina oggi che un uovo domani , trovai la sua sostanza e la sua creanza in quella logica che conduce al vero e fa di una favola la morale dei giusti. La vittoria di chi è sfruttato per fini illeciti che non hanno ideali ma sono il triste gioco di un crudele destino che arricchisce i furbi e gli incapaci , chi già possiede per nome e casato, ricchezze materiali che lo fanno essere padrone con la roba altrui senza dare nulla in cambio. Senza dialogo e comprensione non si costruisce futuro , chi sfrutta chi è buono ha vita assai breve , poiché la sua stessa cattiveria si ritorce sempre in ogni dove in ultimo, contro lui medesimo.

 

 

 


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