Pubblicato il 19/03/2010 16:01:00
Questo volumetto, di una settantina di pagine, vanta un titolo che perfettamente incarna il contenuto che il lettore andrà a scoprire nel corso della lettura: una galleria, o meglio, una raccolta – preziosa – di immagini e sensazioni. Ogni pagina porta un titolo che, come in un dipinto, preannuncia ciò che l’osservatore troverà, tra le pennellate dell’autore, allo stesso modo, Scandurra per ognuno dei soggetti, disegna un affresco fatto di vigorose ed efficaci pennellate: quasi degli aforismi esplicano via via l’argomento trattato. Poche, secche frasi aprono agli occhi del lettore (visitatore di questa galleria) scenari inaspettati, le sensazioni sono prese per mano dall’autore e quasi costrette ad abbandonare i percorsi ordinari per andare a collocare i propri passi su terreni inesplorati, in un percorso di continua scoperta fatta di un sempre celare il traguardo finale per farne scoprire di nuovi e inusuali. La scrittura è secca, dicevo, ma non arida, bensì asciutta, come il legno stagionato, una sorta di cassa armonica dall’apparenza dura ma che non appena viene vellicata da mano capace riesce ad esprimere una voce tale da far dimenticare l’iniziale smarrimento visivo e far aprire gli occhi della mente ad armonie uniche e capaci di creare un moltiplicarsi di pensieri che continuano anche dopo aver terminato la lettura. Scandurra usa la letteratura in modo sorprendente, tale da andare al di là dei processi descrittivi piani soliti dello scrivere e giunge a vette di pensiero dalle quali si intravedono le altre verdi vette del dire poetico. Poesia che non è raggiunta frontalmente ma sfiorata, lasciata presagire da uno scrivere colto ed armonico, in cui le parole risuonano amplificando i loro significati remoti e tratteggiando quella forma di pensiero che l’autore ci vuole mostrare. L’autore scava nel profondo della letteratura portandone alla luce le radici profonde, belle, solide, ripulite da tutto il successivo ramificare, per mostrarne la pura bellezza, quasi una sorta di letteratura archetipale, da cui immaginiamo si svolga poi tutto il florilegio che contraddistingue buona parte della letteratura attuale, lasciando tra le pagine di Scandurra la sua quintessenza, l’aspetto della vera origine di tante pagine. Come Scandurra dice a proposito dell’Appartenenza (a pagina 42) “L’onda dei benvenuti apre la costellazione della sapienza. […]”, così è benvenuto negli scaffali di ogni lettore, che davvero ama la letteratura, questo libro capace di aprire le porte della sapienza, permettendo di entrarvi ad ammirare le meraviglie di cui essa è capace. Angelo Scandurra, poeta, editore e da sempre immerso nella cultura dei nostri giorni crea tra le pagine di questa “quadreria” un percorso che può affascinare il lettore capace di lasciarsi andare. Anche se, a tutta prima, il libro potrebbe apparire come un po’ “chiuso”, nel suo iniziale splendore arcano vi è anche la chiave per la sua risoluzione, bisogna per un attimo dimenticare la forma di ciò che si è letto in letture precedenti e attraverso la conoscenza della sostanza con cui sono tessuti gli altri libri comprendere questa singolare opera, fatta di pura materia artistica e letteraria, impastata di calore e passione.
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