Pubblicato il 21/11/2008 20:31:39
Faccio la salita a fatica: colpa dello scirocco o delle troppe sigarette. Ho il fiato corto. La notte è umida, pare respirare goccioline. Mi sento un pesce rosso in una palla d’acqua sporca. Sono inquieta. Questo nodo, questa cravatta troppo stretta che mi stringe la gola. Ingoio male. Comincio ad avvertire nelle orecchie i battiti cardiaci. Un altro rumore gli fa da contrappunto. Sono passi, passi di uomo. Automaticamente, stringo la borsa più forte e accelero, mio malgrado. L’istinto della preda ha acuito i sensi: olfatto e udito, potenziati, si attivano e cercano di intuire l’eventuale pericolo. Dalle mani, scivolano in terra le chiavi dell’auto. Mi chino a raccoglierle: l’incedere dell’inseguitore si ferma, restituendo il silenzio all’erta di asfalto. Adesso sono certa del pericolo. Se avanzo mi segue, se mi fermo anche lui si ferma. Mi prende una rabbia feroce: perché devo avere paura? Perché non mi è concesso di camminare serena per le vie della mia città? Il Libro della Genesi non la racconta tutta. E Dio disse alla donna: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà» Poi, aggiunse: «Non potrai uscire da sola, la notte non ti apparterrà. Avrai paura, così la festa ti si rovinerà sempre». No! Non ci sto. Adesso mi volto e lo guardo in faccia. Succeda quel che deve. Basta paura. Mi giro di scatto. Una anziana signora è china sulle vaschette di alluminio e dispone con cura gli avanzi di una cena consumata da sola, preparata per molti, per i gatti amici. Alza lo sguardo e mi sorride, sdentata. Rispondo al saluto alzando una mano. Mi giro e riprendo a salire. Non mi sento sollevata: mi sento stupida! E triste. Forse la vera maledizione era un’altra. «Invecchierai, s’afflosceranno i seni, si diraderanno i capelli, ti cadranno i denti, sopravviverai al marito che ti ha dominata e regnerai sui gatti e sulla tua solitudine!». Afferro le chiavi, salto in auto e viaggio sparata verso il centro, verso le luci. Andrò a ballare prima che i seni ballonzolino sciatti, mi comprerò le caldarroste prima che i molari non le possano schiacciare e guarderò il Tevere scivolare via nella notte prima che gli occhi siano così pigri da non distinguere più una riva dall’altra. Infondo, ho già partorito con dolore e servito un marito: voglio dimenticare serpenti e mele. Oggi mi divertirò ad essere donna senza danno.
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