"Velocità fossile" è il primo lavoro da solista di Pierluigi Virelli.
E' un Ep di poesia sonorizzata con la collaborazione del poeta Davide Rondoni, voce e autore dei testi.
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Musica poetizzata, Poesia musicata, Canzone dilatata, Free rap chiamatela come volete, chiamiamola insieme come vogliamo, il risultato emozionale, secondo me, non cambia.
Ci ho messo un po’, per assaporarla, decine di ascolti, i primi curiosi ma confusi, poi ripetutamente distratti, il sottofondo sonoro di qualche ora noiosetta, trascorsa a lavorare al computer…poi…
Bang!
Arriva come un treno, afferro improvvisamente, parole, frasi intere, le forme prima frammentate si ricompongono e rimango sorpreso dal percepirne linearmente un senso.
Immagini liquide ma distinguibili che pian piano mi toccano: più le ascolto, più le apprezzo.
Pierluigi Virelli ha scolpito suoni che ben si intrecciano con le parole di Davide Rondoni.
Urla sonore, notturne atmosfere elettriche, l’incedere ritmico, a volte ipnotico ma mai scontato, i timbri decisi con tagli netti di equalizzazione, la distorsione e la compressione, là, dove non me le aspettavo, magari su un rullante!
Il richiamo alle immagini di un certo cinema americano per me è forte, mi vengono in mente la fotografia di David Lynch, i piani sequenza di Wim Wenders.
Tremoli e sintetizzatori inquietanti, cornamuse epiche e suggestioni di marranzano, loop e delay ostinati, note scivolate dissolte nel riverbero, armonici e sibili che sembrano punteggiatura, respiro, accento.
6 tracce in tutto, un viaggio lirico/onirico che mi proietta e mi sbalza in lontani luoghi geografici e dell’anima; dalle luci fredde del Sacrario Militare di “Redipuglia, con te”, sottolineate da chitarre lontane e taglienti, all’intimità familiare della ballade, ricca di echi, che accompagna i versi di “Visione dei miei figli”, ai banchi allestiti per il carnevale, in una piazza della provincia italiana dal vago sapore western, di “Cercando il cappellino da fata”, agli intervalli sospesi di “L’amore all’inizio e alla fine”, che sfociano in un finale al tempo stesso ipnotico e solare, alle arie elettriche ed interrogative dei fuochi notturni di “la notte è piena, vedi come”, all’ultimo, splendido, “Blues stasera del vento”, dove un uomo sopra un terrazzo, sotto un cielo basso, fatto di incomprensibili fili disegnati dal vento, si pone domande, prima che le cose possano svanire con i loro segreti.
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Le poesie del cd sono tratte da "Apocalisse amore", Mondadori, 2008, di Davide Rondoni, già recensito su LaRecherche.it:
Leggi la recensione di Roberto Maggiani »Leggi l'intervista a Davide Rondoni »*
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