Pubblicato il 05/09/2014 20:46:19
Amici, che odore di terra nel grembo. Fingevo, sapete, un'ala a caviglia - spingevo una pietra. Schivavo me stessa, gettavo una sabbia all'intorno. Coprivo paure sepolte, coprivo la vita. Un urlo taceva alle labbra - poi esplose nel ventre, ne ruppe le acque - e fu quasi morte. Raccolsi le fasce dei vivi, le candide bende dei morti - dal basso, da dove non erano usciti.
Ancora li piango - i gesti rappresi, le gravide attese.
Ma sorge una mano che indica ancora il ritorno.
E torno a dove ero ferma, a dove non ero conclusa - li guardo, i volti scomparsi che covo nel ventre con occhi di bestia gelosa.
Divino il tempo infinito, le corse nei campi d'estate, i ritorni, la sera, col fumo di stoppie, il mare che canta lontano.
Il tempo ritorna, non quello che era e non è - non ritorna. Ma torna nel tempo di ora un tempo che è e non era di allora - un tempo, ritorna, di sempre, di quando ancora non era, nel tempo, il tempo di ora né quello di allora.
Ritorna, un tempo di tutto e di sempre, di ora e di allora, di mai e di quando si era - di quando si era un unico grembo, un unico volto - nel tempo che ancora non era.
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