Non venni quel giorno vestita di viola
con due rose iridate cucite sul seno,
a raccontarti i miei sogni.
Non so perché mi invitasti,
forse fu solo un oltraggio
oppure per darmi un segnale.
Il tuo sguardo giocava d’astuzia,
il sorriso sembrava beffardo.
Non è così che voglio pensarti,
non come allora
in quel grande piazzale.
E dopo ho scritto d’amore
vestita di lacrime viola
e due spine di rosa infilate nel petto
e sfasciato parole
nel silenzio che anticipa l’eco
estirpando aduste radici
da un giardino essiccato.
Magari ho sparso nell’aria
l’antica essenza di un fiore di loto.
Senza saperlo, senza volerlo
ho scritto, ammalata nell’anima
da un’illusione che hai redatto con mano
sul cartoncino che recava il tuo nome.
E dell’ultimo incontro
che ha preceduto l’addio
ho un ricordo soltanto:
il blu dell’anello della Bionda Signora
che ti portò via.
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