Pubblicato il 15/11/2014 10:42:23
Come una scultura di A. Pomodoro
Vi chiamo a testimoni dei miei spicchi di faccia minuzzoli d'arancia sanguinella scioglilingua al palato uno tra i tanti
ad osservarmi antropomorfa e non criceto a ruota in gabbia divento un clown dalle risate tonde oppure melagrana fusa in bronzo e le parole chicchi di cinabro.
Di me che allora... di me che ora... Mi piacerebbe raccontarvi di tane e di bisbigli ma nella stanza si nasconde e tace la rima chiusa della bocca in formato ridotto.
Arcobaleni tondeggianti sullo stelo dell'acero d'inverno e mi rifletto in mille microscopici tonfi la caduta
Non voglio che pensiate a ghirlande romantiche non c'è niente da cingere d'alloro anche le gocce ciondolanti sui rami paragonarle a lacrime fa ridere.
Ma questo no starsene a braccia vuote a contenere quell'io dimenticato di bocciolo non ancora dischiuso e ripararlo per assurdo questo non vale adesso.
In s(ì) minore Questa non è una tana di carezze, è piuttosto una scatola cinese e dentro - sillabata - una fontana ci sono voli sulle guglie e intrappolata una bambina in processione per corridoi infiniti
la sua difesa è assecondare tutto
Dorme il fauno ebbro, ha sulla fronte il lascito di un sogno l'edera sulla bocca di terra i fori occlusi e muto il flauto
fuggi, bambina, è tempo di ferraglia non di cocci smussati dalle onde, gemme serbate nelle mani piccole morivi di ogni età
disattesa la lingua e l'idiota enarmonico canta quarti di luna. Sotto la scala immobile il cane di Mirò
e tu sì, dico a te che il tuo passo di pioggia scivola sul mio vetro rassegnato e non concede appigli hai forse braccia da contenere immenso?...
Moebius strip
Farsi carezza abbrivio e commissura ritorno senza andata
i matti fanno festa con ciclamini sparsi nottetempo sulle curve dei santi
procedere a singhiozzi per quanto ci si sforzi d'allineare rende gobbe le strade
attraversare non sarà mai facile non basterà un boy scout né un semaforo verde
l'amoerro del cielo a rifinire orlo fra terra e mare sul convesso
essere poi nel concavo del tempo sapienti per metà duplici e trini
Intrinseca
E voi che se avessi braccia di paradiso accoglierei per sempre e non soltanto un giorno o un'ora rattoppata a metà voi che sostate conosco la tua sete, amico la tua fame d'amore, amica e il germinare delle croci che non hanno platee né golgota ma solo scene di silenzi orfani parole vedove
Eden di mele e di serpenti irragionevolmente amato che nelle sottrazioni di coscienze abbina vivi e morti ai transeunti noi convogliati alle pietre
voi che se non ci foste non mi conoscerei e che perfino quando mi uccidete siete sussulto e vita voi dalle labbra intinte nel vinsanto un bacio rosso e ancora voi da dirsene di notte o tracimare risa
voi che se dico tu mi diventate sfera di pulsazioni e di scintille sulla fronte d'un io che siamo noi.
Oceanica
Sapeva fare nodi alla marinara cazzare rande e ripassare bugne non sapendo di nuvole quel tanto da imparare le tempeste errava di bolina per scontare miracoli così da poter essere acclamata santa dei giorni dispari.
Resse il fasciame ma la velatura fu divelta coll'albero maestro e le sirene ebbero gambe a dipartire il mare
i pesci quando piangono hanno lacrime d'aria
le polene si arrendono agli abissi non sanno camminare.
Se una clessidra...
Quando vi raccontai delle mie morti udivo lo scandire dei rintocchi pensavo non ci fosse molto tempo presi coraggio e scrissi senza pensarci troppo
e ancora sono qui - non chiedevo miracoli stavolta - eppure sono giunti d'amore, d'amicizia, d'insolito accadere d'ogni sorta
ed ho potuto avere di novembre rose fiorite ancora
Ora chissà perché penso che il tempo abbia smesso di andare
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