Pubblicato il 09/11/2010 01:57:28
Addì sette di Novembre dell’Annus Domini duemiladieci si compì l’ultimo atto dei Classici Cantores in quel di Genua. Teatro dell’evento fu palazzo Salvago in piazza di San Bernardo. Ancora un atrio per il pubblico, una scala per il coro e un parapetto per l’attrice. Il bouzouki (chitarra Greca) fu suonato da Facco. Il tema della serata furono giuramento e alcuni aforismi del Dottore Ippocrate, la seconda gloria nazionale di Chios. Dei palazzi Genovesi abbiamo veduto gli androni, chissà com’è il resto. Era la sera del lascito che, per molti Cantores, consiste nel prossimo esame di maturità. Siamo consapevoli della loro bravura, anche come studenti. Sulle note del famoso sirtaki danzato da Zorba, che era un pessimo imprenditore ma ci sapeva fare con le donne, si concluse il programma ufficiale. L’attrice sollecitò un fuori programma ai Cantores che, dapprima, con impronta locale eseguirono De Andrè di Crêuza de mä, stradina di mare. Essa fu seguita da ‘The Lion Sleeps Tonight’ dei più internazionali Tokens, che ratificano lo stato del re forestale: sua maestà è in braccio a Morfeo. Raccolte alcune notizie all’uscita, si apprese che non sono previste altre uscite per i Cantores impegnati con gli studi. Il vostro cronista registra con piacere che gli studenti sono stati insegnanti. Una giovane, che si avvierà al Diritto, ci ha avviato ala corretta pronunzia della parola ‘coriféa’. Solo che la corifea, appunto, della quale si chiedevano notizie non si rinveniva più nel dopo teatro. I genitori presenti osservavano con giustificato orgoglio i loro provetti figliuoli. Rita Paglia studiava nuove iniziative per aprire o salvare il Centro Storico. Resti di Cantores erano invitati da teatranti di professione per una libagione. I Cantores conoscono bene le materie e lasciano bene sperare di ulteriormente migliorare. Hanno supplito, per noi, alla razione di arte che ci toccherebbe dagli adulti. Tuttavia, dopo averli ringraziati, non possiamo lasciarli senza un arrivederci. Li incontreremo ancora su strade che dovremmo rendere meno intricate e oscure di quelle cantate da De Andrè. Se il leone dorme, essi stessi dovranno fare i leoni. Se ascoltiamo una canzone di Gaber, apprendiamo che la sua generazione ha perso. E’ ora di riunire tutte le generazioni, vittoriose o sconfitte, e ritrovare la corifea. Ella indica la successione metrica nella lingua antica e, i Cantores, non hanno perso una battuta. Oramai siamo nel dopo teatro e, a sentire Shakespeare, non c’è molta differenza col prima. Così, dopo quella temporale, abbattiamo la barriera spaziale e ritroviamoci per l’agape. Di questa parola, per grazia di Zeus, ci ricordiamo la pronuncia.
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