Tu che sei un essere umano come me
fermati, non passare oltre, affrettando il passo
e girando la faccia per non vedere.
Guardami!
Guarda le mie sorelle, i miei fratelli,
guarda i nostri bambini!
Non lasciarti ingannare: è vero,
sono diversi dai tuoi bimbi
che se ridono sembrano violini,
violoncelli se piangono.
I nostri no, non ridono, non piangono,
sono sporchi, malati, hanno occhi tristi
fissi sul nulla come quelli dei vecchi.
Tu che vivi fuggendo - quasi sempre -
il dolore, fermati per un attimo a guardarci.
Guardaci: siamo uguali a te (quando la sofferenza)
come un raggio di sole acuminato
ti colpisce - inattesa - al centro del cuore.
Guardaci, siamo carne e fame e sete
e sogni e sangue e pelle
come te, come la tua gente,
come i tuoi bambini.
(Impara ad ascoltare il silenzio dei violini,
l'agonia dei violoncelli).
Tu che sembri un essere umano come me,
fermati, non passare oltre, affrettando il passo
e girando la faccia condannandoci
a non esistere.
Roberto Malini, Il silenzio dei violini, Il Foglio letterario, 2012
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