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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Letteratura e merce

di Bruno Corino
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Pubblicato il 25/01/2022 17:48:27

...lessi una volta che li scrittori fanno a gara pe' vede' la lor'opra accopertinata con plaquette doro e con su' al centro stampigliato il lucido profil pensoso dell'autor, e in cima allo scaffale del summercato, 'n mezzo a du' scatole de' pelati na' cipria bianca pe' mani delicati e un “gratta e vinci” pecché non si sa mai che all'afferrator della merce colta capitasse pure un colpo de fortuna.

Ed è accussì ch'ogni opra diventi alfin objetto de' consumo. Ma 'n mezzo a sti quattro scaffaletti apparecchiati l'avido acchiappator de merci insieme all'ultimo capolavor che tanto fa parlar di sé le letterarie cronachette e la televisione dove vien presentato con gran trambusto come se fosse l'opera che l'umanità intiera da secoli attendeva, adunque dicevo, 'n mezzo a qualche scaffaletto ci sta pure in edizione malridotta e con pagine cucinate male o alla meglio 'e bbona l’Anna Karénina di Lev Tolstòj.

Ch'imboglio è mai questo? S’addumanna lo prenditor di merci, è merce anche Vinci e quella che scrisse Jack lo Frusciante è uscito dal gruppo, che fa il verso al “potente e articolato ramo familiare del Mulino Bianco” come scrisse un tempo il compianto Francesco Dragosei (vedi e sfoglia Letteratura e merci. Da Joyce a Cappuccetto Splatter, Feltrinelli)?

Diamo atto allo scrittore che quanno concepisce la sua opra nun la concepisce comme fusse merce per esser venduta alla bancarella rionale. Poi epperò l'aspirazione è forte e vuol vedere la sua fatica svettar in cima alla classifica, e pecché ciò accade egli deve far réclame, battage pubblicitario, essere presente ad ogni manifestazione e presenziare sua persona ad ogni emerita occasione fino a che l'opra sua si fissa al tal guisa nella mente de lo compratore, il quale un giorno non sopportando chiù di sentirsi dire, “ma come? ancor non hai letto l'ultima impresa di Tizio e Caio?”, va' in fretta in fretta al surmercato ad afferrar l'objetto e a butarsi a capofitto gustando e degustando le venticinqu'euro de’ spesa. Cacchio! si sa ch'arrabbiatur si prende a trovarsi in mano un'opra che nun valeva njente e averci speso pure 'nu bordello!

Ma come dice il critico, il già citato Dragosei, c'è 'na bella differenza tra chilla litteratura che “nasce ustionata dal dolore” e il semplice “gioco degli specchi” che assomiglia più a 'na cambiale da pagare all'opra-merce: pecché nun è né il loco né la substantia che fa merce un'opra, ma è la scrittur'aura che fa de un'opra un'opra litteraria o un'opra-merce, e se al surmercato tutte le famiglie de lo mulino bianco son felici, solo la litteratura vera tra le sue pagine riesce a far intravvedere le segrete crepe e tutte le forme di inquietudine.


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