Pubblicato il 13/07/2014 10:52:56
Non c'è promessa al mare che io mantenga - o passo lungo la navata di clessidre irregolari - che non infranga il voto sull'altare di me a me agnello, di me a me riscatto e giuda, moneta a me pagata da me stessa. Rinasco - sepolto quello che, tradito, fasciava in bende di respiri scuri la croce e il torace mio ladrone - mio lamma sabactani - eloì o eloì - mio tu, tu povero, tu muto mio signore. Mi sciolgo - pagando un riscatto di dolore a nuovi occhi, sì nuovi o come nuovi di me a me risorti occhi, miei occhi di agnellino cieco, furenti e dolci di stupore. E ogni cosa è come un giglio in campi dove l'erba ha la mia voce - che chiama, in un silenzio sterminato di stelle unite in una luce sola - un nome.
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