Pubblicato il 09/10/2014 16:16:49
Miguel Angel Asturias “Parla il Gran Lengua” – Guanda 1968 – Premio Nobel 1967
Sabiduría indígena Te encontraron detrás de tu sombra, el sol del ocaso a la espalda y por eso tu derrota. Si el sol está en tu pecho, pies y cabeza dorados, no te vencen hombres, dioses y elementos.
Ya caído miras sin ojos, oyes sin oídos, sientes sin tacto, hablas sin lengua, condenado a silencio sin más alarido que la sangre en las heridas.
¿Qué hierbas sostienen tan adentro tu aliento de tinaja y agua dulce?
Sacas tu mañama a la ceniza y la revuelcas entre plumas de pájaros helados que gorjean esperando que rías. No la mueca. La risa. La, ¡ay!, perdida risa de tus dientes bellos.
El sol volverá a tu garganta, a tu frente, a tu pecho, antes que anochezca definitivamente sobre tu raza, sobre tus pueblos, y qué humanos serán el grito, el salto, el sueño, el amor y la comida.
Estás hoy tú y mañana otro igual a ti seguirá en la espera. No hay prisa ni exigencia. Los hombres no se acaban. Aquí había un valle, ahora se alza un monte.
Hallá había un cerro, ahora hay un barranco. El mar petrificado se convertió en montaña Y se cristalizaron relámpagos el lagos.
Sobre vivir a todos los cambios es tu sino. No hay prisa ni exigencia. Los hombres no se acaban.
Saggezza indigena
T’hanno trovato dietro la tua ombra, il sole del tramonto alle tue spalle, per questo fu possibile la tua sconfitta. Se il sole è sul tuo petto, piedi e testa dorati, gli uomini non ti vincono, gli dèi né gli elementi.
Caduto, ormai, guardi senz’occhi, odi senza orecchie, senti senza tatto, parli senza lingua, condannato al silenzio senz’altro grido che il sangue nelle ferite.
Quali erbe sostengono così dal profondo il tuo respiro di tino e d’acqua dolce?
Estrai il tuo mattino dalla cenere e lo rivolti tra penne d’uccelli gelidi che gorgheggiano in attesa che tu rida. Non la smorfia. Il riso. L’ahimè perduto riso dei tuoi bei denti.
Il sole tornerà alla tua gola, alla tua fronte, al tuo petto, prima che annotti definitivamente sulla tua razza, sui tuoi villaggi, e che umani saranno il grido, il salto, il sogno, l’amore, il cibo.
Oggi tu e domani un altro come te continuerà ad attendere. Non v’è fretta né bisogno. Gli uomini non finiscono. Qui era una valle, ora si leva un monte.
Là era un monte, ora c’è un abisso. Il mare pietrificato si trasformò in montagna e i lampi si cristallizzarono in laghi.
Sopravvivere a tutti i mutamenti è il tuo destino. Non v’è fretta né bisogno. Gli uomini non finiscono.
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