Pubblicato il 06/10/2014 15:15:23
quando l'alba era un coro levato da una terra radiosa quando eri iniziale e dal tuo labbro gocciava l'amnio del troppo amore non sarà troppo? tutto questo amore
fra le tue braccia ricominciava il grido delle rondini in aprile e l'odore di muschio e di rosa canina
della casa sulla pietra viva, l'impeto della pietra e il rumore del ferro delle biciclette tra le piante di fico ad altezza umana
a volte avevi sapore di sale come il deserto, a volte la logica della merce abbandonata in un porto tra i fischi delle navi e dei cormorani
allora ripassavo con lo sguardo il bassorilievo delle tue belle vene, il delta che affiorava sulla tua fronte quando sotto la volta dell'intelletto strisciava il branco silenzioso e illogico del desiderio, allora un'iridescenza di mante si levava dal fondo sabbioso del tuo essere e immaginavo gli affluenti perduti nell'opacità del corpo come ombre idroelettriche
qualunque raggio, qualunque bene e male tu incarnassi, riconoscevo il suono delle tue scarpe azzurre
la gioia dura del fiore nel giallo del chiostro
poi la nebbia depone il suo silenzio sul lavoro invisibile della crescita e dei transiti umani poi, avviene sul mare: la tua figura si ammorbidisce sotto il mio sguardo
cobalto profondo
in silenzio mi dici rimani
perché non ho finito di fiorire
20.7.14 http://www.atelierpoesia.it/portal/poesia/poesia-italiana/maria-grazia-calandrone/117
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