Caravaggio - Cristo alla colonna, 1607
Myskin, quanto di noi si è sparso nella città dell'uomo -
decaduta, la natura non salva il gesto originario,
non basta più a se stessa,
a ritrovare un volto con gli occhi senza velo,
penosamente azzurri, insopportabilmente azzurri e puri.
Ormai perduto, il primo sguardo di stupore
è polvere di un rito ripetuto -
l'attesa del sorgere del sole dalle divine stelle,
del sorgere del sole, del sole dalle stelle e dalle stelle il sole,
ancora e ancora il sole dalle stelle.
E nell'ancora giace il pegno della storia come in una tomba -
che nell'avvolgersi di piega in piega fugge l'estasi,
coprendo sé di sé e sé di piega in piega si allontana dal terrore,
dal terrore sé allontana, sé lontanando dal terrore si allontana.
Inutilmente per Aglaja nasci giorno,
o dici la pelle di Nastasja bianca più del perfetto buio.
Menti.
Non nei profumi il fiore, non nelle alte cime un dio -
forse l'essenza è in quel tuo fremito quando sorridi al mondo
guardando i volti come sapendoli già muti,
come sul punto di partire, sul punto di non essere mai stato,
sul punto di non essere, di non essere più qui.
Ma tu ti volti
come un cristo che nasconde gli occhi tristi a chi ha paura -
come un cristo tu ti volti nascondendo la paura,
perché hanno paura di quello che puoi dire -
e tu della paura hai pietà, pietà della paura.
Ti volti, tu, come un cristo che ha pietà -
ti volti come un cristo che non dice,
un cristo che non dice la pietà -
ti volti come un cristo che non vuole la paura,
non vuole far paura alla paura.
Ti volti, tu - un cristo che ha pietà.
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