LAPIDE
Una pietra. Il senso del mistero.
Il sonno cupo della notte.
La malinconia dell'abbandono.
E tu, a scolpire il mio destino.
Nel paesaggio nudo e cupo,
infiammato da interminabili silenzi,
tra rovine e tragicità del nulla,
tu, madre e figlia, profondo idillio.
E mi consegno alla melanconia,
alla solitudine, alla silente mineralità,
contemplando il sublime non ritorno,
l'intima provocazione dell'assenza.
Ciò che era, s'allontana.
Viscerale e trascendente,
tutto edifica commozione.
E morte mi guarda.
Si stacca come foglia la vita
e muore, sul bianco marmo rinasce.
Suoni dolci e tristi. Identità silenti.
Tosto il risveglio, inizio e fine ultimo.
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