Il mare non è tutto uguale, i tratti di costa non lo sono.
La Bellana non è bella, come parrebbe dire il nome, non è alta come la scogliera del Romito col suo mare profondo e limpido.
Non è neanche la spiaggia dei Tre Ponti, portata ogni anno per incrementare ciò che il mare reclama ogni anno e trascina via, non è il mare degli scogli dell'Accademia o della Rotonda, né quello degli stabilimenti balneari di facile accesso e pieno di cemento e tende.
La Bellana è un non luogo, è ciò che resta fuori e vicino al porto. Di lei non ci si cura, di lei si sa ciò che non è.
Davanti la diga curva del porto che devia le correnti che arriverebbero da ovest, di fianco lo “Scoglio della Regina” che impedisce, con la sua costruzione, che le correnti dal sud arrivino naturalmente. A nord il porto di Livorno, precisamente il porto del cantiere, dove sostano gli yacht in attesa di essere allestiti e venduti.
E nel mezzo, lui, il mare della Bellana, sconvolto dalla deviazione delle correnti per opera dell'uomo, non certo bello, né affascinante.
Un po' di renina, appena appena, e scoglietti neanche degni di tale nome, poi il fondale basso, di quelli noiosi, che non ci riesci neanche a camminarci.
L'acqua è inquinata per la vicinanza del porto, per cui, anche volendo, il bagno proprio non lo faresti mai.
Li ha tutti i difetti, il mare della Bellana, con i gorghi che si formano per la natura del fondale e per le deviazioni delle correnti indotte dal costruito umano.
Dietro di se, poi, un parcheggio sterrato, quasi senza ordine e qualche tamerice spennacchiata dal libeccio.
La Bellana non è un tratto di mare come gli altri della costa livornese, è inadatto a se stesso per colpa sua e per volontà degli altri.
Andateci alla Bellana!
Scoprirete il mare esistenziale.
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