La “pausa pranzo” deve essere sia pausa, che pranzo, e capita che un giorno le suggestioni ti portino il sapore del passato.
Il locale, sempre il solito, ma appena seduto, sentivo arrivare le note conosciute della "Cavalleria Rusticana", un’opera che amo particolarmente per tanti motivi.
Già quello mostrava la particolarità del pranzo, non è solito ascoltare un’opera per intero.
A dire la verità era già a metà ma l’atmosfera, per la conoscenza del libretto, si è fatta subito di immersione totale.
“Che c’è da mangiare?”
“Le solite cose, anzi una cosa diversa c’è, le chiocciole in umido!”
“Va bene, vada per le chiocciole, che con la Cavalleria vanno a Nozze, e vino rosso:”
“Viva il vino scintillante…” che tra poco arriverà dalle casse.
Si parte, però dal “Voi lo sapete o mamma..”
E Lucia, impaziente, ascolta il racconto di Santuzza.
Nel frattempo arrivano, in anticipo sulla pietanza, il vino rosso e il pane per cominciare a prepararsi l’appetito per “les Escargot”, mangiate, l’ultima volta a Parigi.
Erano sei di numero, ma in compenso piazzate in piatti fatti apposta e incavati per accoglierle.
Escargot à la Bourguignonne da estrarre con lo strumento adatto, una forchettina ideata per la bisogna.
Oggi non mi aspetto tanto, infatti sono in umido e con un paio di stuzzicadenti per farle uscire dal loro guscio.
Il dialogo tra Santuzza e Turiddu corre veloce e comprensibile solo per chi conosca le parole, come spesso nella lirica. E’ difficile capire come si possa gustare solo una cosa alla volta.
I due sensi si alternano ma non si mescolano, la musica commuove e il gusto avviluppa.
Non riesco a seguire le due cose, però entrano, nel frattempo altre sensazioni che si uniscono.
“Cavalleria” era l’opera preferita da mio nonno, che spesso cantava, è grazie a questo che conosco tutte le parole del libretto e che mi permettono ora di seguirla anche con il volume basso ed il canto che non scandisce bene le parole.
D’altra parte mi ricordo come le chiocciole le cucinava mia nonna.
Andavamo a farle, insieme al radicchio, nella collinetta antistante alla casa di Antignano, quando ancora non c’era nulla di costruito, e il campo era ad accesso libero ricoperto di erba e sterpaglia.
Poi in un secchio nella farina gialla per qualche giorno, per spurgarle, e via alla cottura!
Nonno, nonna, Alfio, Santuzza, Turiddu e Lola, tutti insieme.
Siamo al duetto Tra compare Alfio e Santuzza, dopo che Lola “c’hai di latti la cammisa” l’ha umiliata in presenza di Turiddu, concedendoli di parlare, allontanandosi da loro.
Nel frattempo le chiocciole danno sapore al pranzo e gli stecchini di legno fanno il loro sporco dovere di buttafuori. Da nonna si cavavano anche con gli aghi da lana.
“Ad essi non perdono!” canta ora Alfio promettendo vendetta!
Ecco ci siamo è il momento della commozione totale, nel quale non si può trattenere l’umidità negli occhi, bisogna smettere di mangiare e farsi assorbire dalla musica.
L’intermezzo parte piano, come sotterraneo e impercettibile e poi cresce, cresce, come una metafora della vita in fotogrammi velocizzati, fino a smorzarsi al silenzio nel finale.
E’ l’ultimo momento di quiete, poi arriverà il dramma!
Le chiocciole sono finite, un caffè sull’”Addio alla mamma” poi il rapido finale.
“Hanno ammazzato compare Turiddu!”
Commozione di nuovo, ma che mi aspettavo? Finisce sempre così, che diamine!
Una grappa, il conto e si torna al lavoro.
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