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A scuola, nel ’68

di Glauco Ballantini
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Pubblicato il 15/11/2014 08:09:27

O meglio dire il primo di ottobre del 1968.

 

No, non era la contestazione studentesca, era il primo giorno di scuola.

Nella scuola elementare Fattori in via Tiberio Scali andava in scena l’esordio della mia carriera scolastica.

La cartella rossa con il libro, l’astuccio e i due quaderni sembrava una cattedrale per il deserto; molto, ma molto eccessiva per quello che doveva contenere!

Il grembiule classico, elegantemente nero, con fiocco azzurro nella versione da fare a mano quando già ne esistevano di fatti che si attaccavano al grembiule con un bottone a pressione.

Comunque il primo ottobre era arrivato e la campanella delle 8.30 già suonava.

 

A differenza di ora non c’era la fase dell’accoglienza, o meglio questa consisteva nel fatto che te ne dovevi andare in giro per il grande atrio a cercare la tua aula.

Ovviamente non mi aspettavo di essere assegnato alla prima classe dove avevo chiesto se ci fosse stato il mio nome, ma dopo la terza cominciavo a essere preoccupato.

Il gruppo dei “non trovanti classe” scemava di numero a vista d’occhio, rimanevamo sempre in meno e non eravamo assegnati a nessuna classe.

La cosa era drammatica.

Feci un secondo giro per vedere se qualcuno avesse letto male il mio nome ma nulla.

Fuori da tutte le scuole del regno?

Sembrava proprio di sì, e con me un’altra ventina di alunni.

 

Finalmente la soluzione s’intravide quando una bidella venne a chiedere alle maestre se quelli rimasti non fossero nei loro elenchi. Una volta appurato di nuovo che non eravamo nelle liste delle aule nell’atrio, ci disse:

“Allora questi vengono con me che li porto alla loro classe!”

 

Percorremmo un piccolo corridoio alla fine del quale c’era un’aula, l’ultima, la nostra dove ci aspettava la maestra: la Papale.

Una donnina minuta e molto anziana che aveva iniziato la sua carriera scolastica prima della guerra. La cosa che mi colpì fu di vederla con il grembiule, nero anche lei, molto antica nei modi, quasi una “pre montessoriana”.

La maestra nonna più che mamma. Rigida nell’aspetto ma solo in ossequio ad un dovere.

 

Quel primo anno ci furono i doppi turni, con la scuola il pomeriggio per mancanza di aule, ma poi la soddisfazione, l’anno dopo, di inaugurare le scuole Puccini in via Emilio Zola, belle, luminose, nuove e finalmente poter fare lezione solo la mattina, anche se non ce le godemmo con la Papale, che ci lasciò presto per la pensione.

 

Cominciavano gli anni ’70.


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