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Lettera dal fronte (epistola)

di Alessandro Porri
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Pubblicato il 14/11/2014 11:11:08

                                             Lettera dal fronte

 

Mia adorata Lucia,

un altro giorno è passato, un altro giorno in meno che mi separa                           da voi,     questa è l’unica certezza che posso darvi amore mio.                                                                                

Non so dirvi, infatti, quando tutto questo avrà fine, non so neanche dirvi se tutto questo abbia ancora un fine. Posso tuttavia immaginare, che se un fine ancora ci sia, sarà sicuramente molto alto, perché io da quaggiù, da questo freddo inferno, non riesco minimamente a scorgerlo.

Qui tutto è estremamente mutevole nella sua fissità, i compagni cambiano, i nemici cambiano, il confine da proteggere cambia, ma la sofferenza, la fame, e la sensazione di precarietà assoluta, sono compagne tenaci, durevoli, instancabili.

Solamente la luce dei vostri occhi, la gaiezza del vostro integro sorriso, la gentile vibrazione della vostra voce, riescono ad accordare la ragione che mi chiama a schiudere lo sguardo ogni mattino.

La foto che mi donaste prima di partire, è la mia prima alleata, la conservo gelosamente nella tasca del cuore, mi sorprendo ad osservarla, è balsamo profumato per ogni mio dolore.

Il silenzio notturno è un frastuono senza colpevoli, puoi ascoltare il rumore dei pensieri e dei ricordi farsi avanti, la lontananza non è mai stata così lontana.

Ti scopri ad aspettare quel lampo già scritto, abdicando speranze, confidando che almeno la sorte, ti riservi in dono un istante dolce, dove non ti accorgerai di nulla, solamente e finalmente pace.

Non so cosa attendermi nei prossimi giorni, domani, nelle prossime ore, nel trascorrere dei prossimi minuti. In realtà, l’angoscia più profonda, è il non sapere neppure cosa sperare che accada. Oramai le forze sembrano separarsi dai nostri corpi stanchi, viviamo e lottiamo per un ideale che spesso non riusciamo più a cogliere.

Arriva però il momento, in cui capisci che devi provare a dare un senso al tuo presente, devi almeno cercare di lottare, trovare l’ultima stilla di vitalità, scovarla nell’angolo remoto ove si è taciuta. Così, come un padre trova la forza di continuare a combattere, per donare un posto migliore ai propri figli, io amore mio, attingo il mio vigore dalla speranza di sapervi un domani madre dei miei.  

                

                                                                         

                                                                Con immutato affetto, il vostro Giuseppe

                                                                            Vittorio Veneto, 22 Ottobre 1918


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