Pubblicato il 29/08/2019 21:25:42
Il poeta al servizio della poesia era questo uno dei concetti molto sentiti da John Keats, una sorta di missione da sostenere e portare avanti a tutti i costi e lui, morto giovanissimo, lasciò un patrimonio poetico immenso pur non avendo ricevuto in vita ne meriti e neppure onori per i suoi scritti. Per questo io odio i critici e detesto gli editori, tutti presi dal guadagno, e che spesso ignorano le tante penne illustri che vi sono anche tra i dilettanti e che poi avidamente "spolpano" quando da morti si accorgono che le loro opere sono dei veri capolavori di letteratura. Ma ormai il dio denaro impera ed i grandi mecenati di un tempo non esistono più. Oggi è il profitto facile e immediato quello che conta. Della cultura a nessuno interessa più e le grosse case editrici pubblicano volumi su volumi di attori squallidi, di calciatori ignoranti ma imbottiti di denaro e di adulatori che osannano il potere ed i potenti. Anche per questo mi fa una rabbia immensa quando le grosse case editrici italiane si affannano a riprodurre le opere dei tanti grandi che i loro pari hanno lasciato vivere nella miseria e morire di inedia. Una traduzione in italiano delle opere di Keats è sicuramente un fatto encomiabile ma ricordiamoci che la traduzione letterale di certe poesie sminuisce di molto la resa nella forma e che bisogna sempre modulare le traduzioni ricercando di adottare una terminologia poetica aderente a quello che l'autore voleva esprimere nella sua lingua. E spesso non a tutti quest'opera di interpretazione riesce. Quindi occorre plaudire sempre coloro che cercano di dare un contributo nuovo all'approfondimento della poetica di questo grande autore inglese o di altri suoi contemporanei. (Salvatore Armando Santoro)
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