Non la vedeva esattamente da un anno, e ora stava correndo da lei.
Aveva dovuto lasciarla all'improvviso, senza neanche dirle addio.
L'aveva abbandonata a pochi giorni dal matrimonio. Senza una parola. Non aveva avuto scelta.
Era partito -per dove, non se lo ricordava neanche più- e nell'istante stesso in cui aveva realizzato di averla persa, era sprofondato in un abisso angoscioso sordo ed incolore. Si era sentito come un fantoccio, un involucro cavo senza più sangue. Un'ombra.
Nè fame, né freddo, né sonno, niente di niente. Solo un indicibile peso sul petto, un senso nauseante di inanità, un incubo sfocato e claustrofobico.
E poi - quando, non avrebbe saputo dirlo- lei era riuscita a rintracciarlo e a mettersi in contatto con lui tramite una misteriosa donna, che da quel momento era stata il loro unico collegamento.
Ma quella sera finalmente l'avrebbe riabbracciata, le avrebbe chiesto perdono, l'avrebbe stretta, baciata, amata e amata ancora. E poi di nuovo. Non l'avrebbe più lasciata.
Mai si era sentito così leggero. Correva da lei e gli sembrava di volare...
Giunto finalmente davanti al portone, non ebbe nemmeno bisogno di bussare. La porta era socchiusa. Ebbe appena un attimo di esitazione. Poi entrò.
Lei era lì, in piedi in fondo alla stanza, bella e pallida come non mai. Lui fece un passo, ma poi si fermò, interdetto.
Fremeva, lei, scossa da tremiti incontrollabili
"Ma che cosa hai? Dimmi, perché sei così stravolta? Stai male? Dimmi, amore mio, ti prego, parla" .
Ma lei taceva, col viso terreo imperlato di sudore e la bocca contratta in una smorfia di dolore. "Che c'è, per l'amor di dio, perché mi guardi terrorizzata, come se avessi visto un fantasma?"
"Tu...tu..." balbettava la donna, incapace di controllarsi.
"Io che cosa, cosa..?""
"Tu SEI un fantasma" mormorò lei con un filo di voce. "Sei morto esattamente un anno fa".
"Ma che cosa dici, amore mio, sei impazzita? Che cosa ti è successo? Non vedi che sono qui davanti ai tuoi occhi, in carne ed ossa?"
In un impeto di impazienza, lui colmò i pochi passi che lo separavano da lei, per poterla abbracciare. Ma quando cercò di stringerla, fendette aria. Nient'altro.
Allora si guardò le mani. Poi si toccò il viso. E d'un tratto ricordò.
Esattamente un anno prima, il 31 ottobre, aveva accompagnato a casa Rowena dopo una cena da alcuni amici. Lei lo aveva invitato a restare per la notte, ma lui aveva preferito ripartire, anche se era stanco. Poi l'incidente.
"Ma allora, perché sono qui?"
"Perché non potevo accettare di averti perso. Non mi davo pace. Non dormivo, non mangiavo. Ero viva, eppure, non vivevo più. Ma soprattutto, non so spiegarti come, io ti sentivo ancora vicino. Così mi sono rivolta ad una medium"
"Allora quella donna, quella che si metteva in contatto con me..."
"Si, lei. E non so spiegarti altro."
Tacque, rasserenata. Ora lo guardava di nuovo come lo aveva guardato sempre, con lo sguardo traboccante d'amore. E di lacrime sommesse.
"Non so che cosa succederà, adesso. Ma so che questo non è più il tuo mondo e che stavolta, dovrai partire per sempre"
"Ma io non posso dirti addio, proprio ora che ti ho ritrovata. Non voglio"
"Amore mio caro, questo non é un addio. Quando verrà il momento, sarò io a correre da te e saremo finalmente insieme"
Le parole di Rowena risuonavano ancora nell'aria, quando tutto, intorno, cominciò a sbiadire lentamente. Un senso di pace avvolse pietoso ogni ricordo, ogni dolore, ogni paura. Allora lui si lasciò andare, senza più resistenze e dolcemente sprofondò, nella quiete silenziosa della notte.
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