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E così sia

di Romana Ricciardi
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Pubblicato il 25/10/2014 11:42:41

Una mattina la signora T. scese al piano terra della sua graziosa villetta per prepararsi un bel caffè. Appena entrata in cucina il suo sguardo fu attratto da qualcosa di scuro che si muoveva sul pavimento. Fece appena in tempo a riconoscere le sembianze di una lucertola, che quella si era già infilata al sicuro sotto un mobile. 

La signora T. non era certo il tipo da dare in escandescenze per gli sconfinamenti della natura in casa: quando si abita in campagna può capitare di trovarsi di fronte scorpioni, ragni, vespe, grilli, gechi e compagnia bella. In fondo l'unica presenza intollerabile  era quella di serpenti e ratti e quanto a quest'ultima categoria, in assoluto la più temuta, la nostra signora poteva dormire sonni tranquilli. Sì, perché si dà il caso che il suo giardino fosse allietato dalla presenza di una vivace famigliola di gatti, che benché venisse nutrita quotidianamente dalla benevola padrona di casa, sembrava soffrire di una fame atavica; sicché niente di commestibile poteva zampettare, strisciare, volare o saltare nelle immediate vicinanze, senza sfuggire  agli artigli di quei tigrotti del Bengala. 
Dunque la signora T. non si preoccupò affatto di quella innocua lucertola nascosta in cucina e pensò che prima o poi sarebbe uscita da sola per trovare da mangiare.
E però il tempo passava e del rettile clandestino non c'erano tracce. 
Il terzo giorno la signora T. decise che era giunto il momento di passare all'azione. Le possibilità erano due. O Lucy (come l'aveva candidamente battezzata la figlia della signora T.,una bambina che amava dare un nome a tutto) era riuscita a guadagnare la libertà, oppure,  divorata dalla fame e dalla sete, languiva allo stremo delle forze nel buio del suo nascondiglio. Nel qual caso la signora T. in qualità di perfetta padrona di casa, non avrebbe potuto tollerare che una sì palese violazione dei diritti animali si verificasse proprio sotto il suo tetto. 
No di certo. Le signore del circolo del burraco non avrebbero approvato. 
Così partì alla caccia, pardon, alla ricerca della sfortunata clandestina. E la scovò.
Armata di scopa e paletta intendeva invitare gentilmente l'ospite inatteso ad abbandonare casa sua, perché senz'altro c'erano posti più ameni nei quali una lucertola avrebbe voluto trascorrere i propri giorni. 
L'impresa si rivelò meno agevole del previsto, ma alla fine la signora T. grazie alla sua ostinazione prettamente femminile, con una piroetta, un colpo di scopa e un saltello, riuscì a caricare a bordo della sua paletta volante la povera Lucy  e a depositarla prontamente fuori dalla porta.
Ma, ahimè, la lucertola non fece in tempo a fare un metro che i famelici gatti le furono addosso. Mentre la povera codina, sottoposta a subitanea nonché coatta amputazione, ancora si dimenava sull'erba, la povera Lucy esanime penzolava tra le fauci feline. 
La signora T. assisteva basita al fiero pasto.
Dove aveva sbagliato?In fondo avrebbe voluto solo salvare un animaletto da morte certa e invece...No, si disse, non era stata colpa sua, ma della lucertola: era troppo lenta. Aveva avuto la sua possibilità e aveva fallito. E poi chi gliel'aveva detto di entrare? Se fosse rimasta al suo posto, a casa sua, forse sarebbe stata ancora viva. Ché pensava di trovare l'America nella sua cucina? E sì che era stata tollerante con lei, aveva cercato di aiutarla, ma con certi soggetti non c'é proprio niente da fare. Allora meglio che la selezione naturale faccia il suo corso! E così sia...

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