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Canto a occhi chiusi

Poesia

Giovanni Stefano Savino
Edizioni Gazebo

Recensione di Maria Pia Moschini
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Pubblicato il 06/11/2009 14:21:00

Riprendo in mano il bel libro di Giovanni Stefano Savino per rileggerlo, ritrovare i segni lasciati dalle scorribande, dalle gite, dalle soste in posti improbabili.
Sulla copertina un’impronta digitale rosa, misteriosa: rossetto? fragola? Ripenso a quando lo trascinavo con me simile a romanzo più volte interrotto e gli attribuivo lo stesso potere di fascinazione di La camera degli sposi di Attilio Bertolucci. Mi chiedevo ad ogni pausa: - Ora che accadrà? - e i giorni, le date avevano un senso. Non così la mia vita. Interrotta, frantumata, ricomposta, di nuovo spezzata...
Sfogliandolo, ritrovo a pag.7 una piccola macchia d'unto. Mangiavo e leggevo, assorta. Non potevo abbandonarlo per quelle chiusure di ogni lirica così dense, assolute.
Rileggendolo è come trovare un ordine interiore, un metodo, essere ospitati in una casa finalmente immobile, senza il caos acrobatico degli oggetti, il frastuono dei cantieri a margine. "Nulla chiedo, nulla voglio, nulla difendo". Ma è davvero così, caro Giovanni? E questo reiterare di giorni, di passi, di gesti, non è una volontà segreta di partecipazione alla vita, al ricordo, un mite desiderio di "riconoscenza" nei con fronti del sosia antecendente approdato, non si sa come, al 27 giugno 2007?
"E lasciami in un canto della casa, dove meno mi vede chi mi cerca...". Questo desiderio di scomparire, di rendersi invisibile, risuona come un'eco nelle stanze vuote di questo poema ininterrotto che spesso assume un tono rinunciatario, un interrogativo fisso sulla ritualità dello scrivere divenuto, secondo il poeta, Vizio,
Abitudine.
In realtà, come gli uccelli ad ogni alba salutano il sorgere del giorno, e non c'è in questa musica ripetizione o, monotonia, così nelle poesie di G.S.S. le parole intonano ad ogni data precisa una canto unico che il lettore ascolta e ripete dentro di sé alla ricerca di quella risonanza che è condivisione e identificazione. In questa ricognizione del tempo, il poeta è avvolto da una Stanza d'Aria che esige solitudine e silenzio.
Soltanto i suoni della natura si levano simili a sinfonie e scaldano il cuore, in particolare il respiro del vento, il frusciare delle foglie, l'oasi bisbigliante della luna, il rigoglio dell'acqua nell'amato Arno.
... e pescare sul foglio le parole non è un'impresa facile... quando leggendo i testi poetici di G.S.S sembra che tutto scorra, Panta Rei, come il flusso di un fiume che ha già raggiunto la foce e il mare costringe a retrocedere, a fermarsi nel suo letto fra le due rive, per segnare il tempo dell'addio, dell'ultimo sguardo. Viator et miles, viaggiatore e soldato, sempre, con la fede del sopravvissuto e la certezza che non solo tutto scorre, ma tutto occorre. Così i dettagli minimi della vita si fanno Lari e Penati, numi tutelari, fiati di invisibili corni da caccia che stanano le ombre e restituiscono all'autore un'immagine di sé intagliata nella pietra degli anni che nobilita la vecchiezza e la fa statua, testimonianza di un vissuto. "Al mio principio dedico il mio nulla".
Grande affermazione filosofica, ricerca di quel passo del tempo che è ANDATURA, percorso. Quanti di noi fuggono in boschi seduttivi, in morgane incantate dell'essere, dell'esistere e non arriveranno mai alla sintesi, al catalogo che annovera il calendario e lo rintraccia, fino alla certezza di un altro giorno che si è chiuso come un sipario sul teatro della memoria e dell'esperienza!
E, è a pag. 226 che scopro un filo di sabbia, il ricordo di un giorno al mare, quando leggendo gli ultimi versi mi sono liberata dal mio sacco di pietre e anch'io "mi accuccio nel nulla, mi ritrovo, tiro il fiato e, con nessuno intorno, “IO PRENDO VENTO, NAVIGO FELICE.”.
Grazie, Giovanni, di questo inestimabile dono. Ci hai regalato i frammenti della tua vita con grande generosità ed io, paziente, li ho cuciti insieme con in filo d'anima per farne una coperta di foglie/fogli, mimetica, istoriata per le prime brinate, i passi incerti del gelo.
"E IL TEMPO PASSA SOTTO NUOVA LUNA".

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