Pubblicato il 20/05/2019 09:26:22
Eccessivo, eccentrico, paradossale, contraddittorio. Non ci sono appellativi che non siano stati usati per esprimere le caratteristiche di questo personaggio eclettico e dissacrante, nato per eccellere e stupire agli inizi del XX secolo. Salvador Dalì è nato due volte. La prima, a Figueras, il 21 ottobre 1901, ma il bimbo morì a 21 mesi di vita. Il Nostro nascerà nove mesi e dieci giorni dopo la sua morte, l'11 maggio 1904. Egli si trascinerà dietro tutta la vita il peso di dover reincarnare il fratello maggiore di cui porta il nome: "una sorta di complesso di colpa del sosia, trasformato in fissazione paranoica, estetica" (Marco Vallora). "Tutte le mie eccentricità, tutte le mie esibizioni incoerenti sono la tragica costante della mia vita", si legge in Conversazione con Dalì (1969), di Alain Bosquet. "Devo provare a me stesso che non sono il fratello morto ma quello vivo. Come nel mito di Castore e Polluce, uccidendo mio fratello ho conquistato l'immortalità per me stesso". Come dire che la morte del primo Salvador è la molla, l'arco teso che lo lancerà molto lontano...nel firmamento della pittura. "Lo si voglia o no, sono stato chiamato a realizzare prodigi", ha dichiarato. Nella sua biografia si legge che ha una relazione ambigua col poeta Garcia Lorca, ma si dice che Dalì abbia sempre rifiutato le ripetute avances di Federico. "Canto le tue ansie d'eterno illimitato", scriverà il poeta in una sua ode dedicata all'amico.Dalì è stato uno dei maggiori esponenti del Surrealismo (nuovo spirito dell'arte battezzato da Apollinaire col nome di Superrealismo, al debutto del balletto Parade di Cocteau, 1917); costituito fra gli altri dai poeti Paul Eluard e Andrè Breton, dal cineasta Bunuel, dagli artisti figurativi Manritte, Ernst, Mirò, Man Ray; e ancora, Edward James, Hans Arp, Arpo Marx (solo per citare quelli che diverranno famosi). Sposò dopo una convivenza di molti anni, Gala Diakonoff di dieci anni più grande, moglie del poeta Eluard (da cui poi divorziò), ed ex compagna di De Chirico; una donna-manager avida di potere, la quale impostò da subito la relazione col ruolo di "protettrice", o meglio di impresario, relegando a Dalì quello di "dipendenza", e desiderosa di organizzargli la vita. In amore prediligeva il triangolo; ma grandi furono le sue sfuriate di gelosia quando nel periodo precedente la seconda guerra mondiale Dalì divenne amante di Edward James.Egli non era per lei che una semplice "macchina per far soldi". "I Dalì sono due, uno appartenente al suo mondo di vivida, geniale e avvincente paranoia, in cui vive più della metà della sua vita; l'altro è l'accorto affarista, creato dalla moglie Gala" (Edward James a Dalì, marzo 1941). (Fu Andrè Breton a coniare l'anagramma Avida Dollars dal nome Salvador Dalì - cosa che divertì molto l'interessato). Il miele è più dolce del sangue (1927) fu il suo primo dipinto surrealista. Famosa la serie dei suoi orologi molli. Molti i disegni e i dipinti raffiguranti la moglie Gala. Soggetti della sua arte, anche i ritratti di Eluard, Lenin, Freud. Dal 1927 al 1929 fu il periodo per lui più prolifico e rappresentativo. Famoso resta il suo ritratto a una vedette del cinema, Mae West. La sua potenza espressiva, l'intensità cromatica delle forme nello spazio e nella luce, davano voce e sangue alla tela. Alcuni dei suoi quadri, unici e dalla stesura raffinata, restano l'espressione dell'inconscio collettivo del XX secolo. Egli, il genio, ne è l'archetipo. Vogliamo qui aprire una parentesi per dire che nell'immaginazione popolare il genio è sempre dotato di poteri magici; è sempre considerato come agente di una forza esterna. Questo potere può risultare misterioso anche al genio stesso. Egli obbedisce a una sorta di desiderio istintivo, a una necessità interiore. L'arte visionaria di Dalì passa alla storia anche per i titoli bizzarri e improponibili quali, per citarne qualcuno: "Burocrate medio atmosferocefalico nell'atto di mungere un'arpa cranica", "Teschio atmosferico che sodomizza un pianoforte a coda", "Autoritratto molle con pancetta fritta", "Lo svezzamento del nutrimento dei mobili", "Acido Galacidalacide sossiribonucleico (Omaggio a Crick e Watson)". Nella storia dell'arte, in modo specifico egli è il Surrealismo, in una rappresentazione personalissima, spesso dal contenuto delirante, definita "metodo paranoicocritico".La sua opera apre le porte verso universi paralleli, in una visione allucinatoria; ma Dalì è ben consapevole del confine che separa il mondo reale dall'immaginario. Nel 1944 Alfred Hitchcock lo volle per la realizzazione delle sequenze oniriche per il film Io ti salverò, con Gregory Peck e Ingrid Bergman. Si trattava di illustrare i sogni del protagonista in preda ad amnesia. Egli era originale ad ogni costo e viveva di un protagonismo insaziabile. Sempre in equilibrio sulla corda tesa delle sue assurde trovate, ad una conferenza alla Sorbona del 1955, si presentò in una RollsRoyce bianca, stipata di cavolfiori. Nelle sue performances, ogni cosa che toccava si trasformava in oro. Scrive nel suo Diario di un genio: "in uno stato di permanente erezione intellettuale ogni mio desiderio è esaudito". Un sempre crescente numero di psichiatri vedevano in lui un caso allettante dal punto di vista di uno studio ravvicinato. Egli è noto agli studiosi della psiche come un "perverso polimorfo". Nell'opera daliniana gli istinti sessuali appaiono cerebralizzati e sublimati dall'arte. Dalì era sempre eccessivo e le sue manie grandiose e strampalate spesso infastidivano. Fu molto criticato dalla stampa e dall'opinione pubblica, e anche minacciato, per aver dichiarato di simpatizzare per il generale Franco. Fino alla fine, ebbe il culto paradossale della propria immagine. Negli ultimi tempi, fra gli alti e bassi della malattia che lo aveva colpito (morbo di Parkinson), si lamentava dicendo com'era difficile morire. (Gli era già mancata Gala da alcuni anni). Fantasma di se stesso, morì a 87 anni, il 23 gennaio 1989, nella clinica dove era stato ricoverato per collasso cardiaco. Fonte: Meredith Etherington-Smith, Dalì, Garzanti 1994.
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