Pubblicato il 03/04/2018 10:51:44
Dopo la pubblicazione della (finora, almeno) mia ultima poesia, "Il poeta è un calciatore" , poesia che è stata oggetto di apprezzamenti, ma anche di alcune critiche (sempre benvenute, soprattutto quando riescono a fare nascere degli interrogativi) , mi sono posto delle domande. L'accostamento della poesia a un gioco (in questo caso del calcio) è stato irriguardoso (per la poesia) ? Le rime sono apparse un po' forzate, mentre quelle dei grandi non lo sono? La buona poesia è quella che si astiene del tutto dall'uso di metrica e rime (ma non dalla ricerca di parole rare o talvolta quasi inesistenti) ? E se invece le cose non stessero così? Se Dante, Leopardi, Baudelaire non avesseo fatto altro che giocare (magistralmente) con le parole, e per questo le loro opere sarebbero giunte ancora in piena salute fino a noi? Se essi avessero scritto i loro (talvolta discutibili) contenuti in versi liberi, ciò sarebbe successo? E coloro che vanno ora (ancora) per la maggiore (Montale, Prévert, la Merini... ) , coloro ai quali viene riconosciuta la raffinatezza o la spontaneità (con un uso troppo nascosto delle tecniche, o con nessuna tecnica) , saranno ricordati tra cento anni, o il possibile svanimento dei loro contenuti porterà seco anche quello delle loro forme, che poggiavano su incerte fondamenta? Ecco, queste sono domande che mi pongo con la massima umiltà, e alle quali non so dare una risposta. Breve appendice. Il paragone tra poesia e calcio non me lo sono inventato io, ma è presente addirittura nella prestigiosa e sfortunata "Enciclopedia Einaudi" che io, da giovane, pur con non tanti soldi in tasca, volli assolutamente comprare. Alla voce "Metrica" , a cura dei professori americani di Linguistica Morris Halle e Samuel Jay Keyser, si può leggere testualmente: "Non si ha alcuna particolare conoscenza di ciò che passa nella mente dei poeti quando scrivono poesia metricamente regolata, allo stesso modo in cui si ignora ciò che passa nella mente dei calciatori quando vanno ad intercettare un pallone lanciato da molto lontano. Si sa che i calciatori devono calcolare la traiettoria del pallone e quella del proprio corpo in modo che esse si incontrino al momento giusto. Quando le traiettorie di oggetti dati sono studiate nei laboratori di fisica, esse vengono descritte mediante equazioni differenziali. Ma, chiaramente, sarebbe assurdo sostenere che Pelé risolve equazioni differenziali quando si muove attraverso un campo di calcio. Dal punto di vista funzionale, tuttavia, tali equazioni colgono un aspetto essenziale di ciò che accade. E si può dire con buona approssimazione che i calcoli (...) sono l'equivalente funzionale, piuttosto che una vera e propria riproduzione, delle operazioni mentali che si richiedono per produrre versi metricamente regolati. "
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