Pubblicato il 07/10/2013 00:13:29
La notte che il mare mi sputò sulla roccia di marna non c’era luna al balcone del cielo. Il vento mi frustava le ossa l’acqua danzava dentro ai miei polmoni ed una voce che non riconoscevo -forse la voce ch’era stata mia ed ora era di un morto- chiamava disperata il mio Kaleb. Ma nessun Dio Allah o Maometto rispose al mio richiamo. Come potete immaginare il morso dell’ angoscia che addenta la carne inaridita dal sale degli scafi, voi che conoscete il mare soltanto per diletto? La notte eterna discendeva lenta a invadermi le membra, ad abbuiarmi il cuore quando un’ombra s’avvicinò al mio corpo e mi spogliò del freddo degli stracci. Si stese col suo peso sul mio corpo e mi alitò sul viso fin quando giunse l’alba.
Palermo, 4 ottobre 2013 Strage di Lampedusa
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